Le due facce dell’Italia digitale
23/12/2019 Autore: Redazione ANRA
L’Osservatorio sull’Agenda Digitale del Politecnico di Milano mostra un paese in recupero sul livello medio dell’Europa ma al suo interno diviso tra enti pubblici pronti per la blockchain e altri lontani dalla compliance di base (Registrati o esegui il login per continuare)
Nel corso del 2019 l’Italia ha fatto notevoli progressi nel percorso di digitalizzazione, ma nonostante lo sforzo si colloca ancora in fondo alla classifica europea. Per quanto si provi a colmare il gap, la strada da fare è ancora molta e passa attraverso la digitalizzazione della pubblica amministrazione, di imprese e cittadini. Notevoli progressi sono stati fatti per quanto riguarda la connettività e i servizi pubblici digitali ma è necessario che imprese e cittadini inizino a considerare la digitalizzazione come un mezzo di utilizzo quotidiano. La sintesi emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, che si focalizza anche sui risultati del DESI (il Digital Economy and Society Index), che misura lo stato di attuazione dell’Agenda Digitale nei Paesi europei: in questa classifica l’Italia si colloca al quintultimo posto, con un ritardo in particolare nelle aree delle competenze digitali e dell’uso di Internet.
Per verificare l’andamento del paese rispetto al DESI, l’Osservatorio Agenda Digitale ha sviluppato i Digital Maturity Indexes, un sistema di indicatori che conferma l’arretratezza italiana rispetto al resto dell’Europa: al 20° posto per sforzi di realizzazione dell’Agenda Digitale e appena 24° per risultati raggiunti, mentre si mostra in linea con la media europea per quanto riguarda le infrastrutture e la digitalizzazione della PA.
Più nel dettaglio, secondo il DESI l’Italia si colloca quest’anno al quintultimo posto in Europa, ben lontana da paesi simili come Regno Unito, Spagna, Germania e Francia. Le aree di maggior ritardo sono il capitale umano (26° posto), l’uso di Internet (25°) e l’integrazione delle tecnologie digitali (23°), mentre si registrano i maggiori progressi nella connettività (19°) e nei servizi pubblici digitali (18°). Anche se non premiato, lo sforzo si nota, tanto che l’Italia cresce più velocemente rispetto al resto d’Europa, con un punteggio complessivo sul DESI che è migliorato di 5 punti in un anno contro i 2,7 punti della media europea. Si stanno iniziando a cogliere i primi esiti degli investimenti in digitalizzazione, ma serve tempo perché si traducano in risultati concreti e sarà necessario lavorare soprattutto sull’utilizzo delle tecnologie digitali da parte di imprese e cittadini, senza il quale non può esserci una ricaduta positiva sul benessere complessivo del paese.
Sempre divario tra Nord e Sud
In questo senso sarà necessario colmare il forte divario tra le regioni: secondo l’Osservatorio tutte le regioni italiane si posizionano sotto la media europea, ma se hai primi posti si colloca il centro nord con Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna, Provincia Autonoma di Trento, Liguria, Toscana e Piemonte, le aree del sud sono tutte in fondo alla classifica, in particolare Calabria, Molise, Abruzzo e Basilicata.
Anche in questo ambito il paese mostra le sue due velocità: da una parte i Comuni, soprattutto di medie e grandi dimensioni, in grado di gestire in modo più strutturato il processo di innovazione e quindi di digitalizzare sempre di più i servizi, dall’altra parte quelli, in gran parte di piccole dimensioni e con maggior localizzazione al Sud e nelle isole, che faticano a tenere il passo anche con gli obblighi normativi più semplici.
Tra quelli più attivi iniziano a vedersi anche progetti di Smart Working e Blockchain: su quest’ultima tecnologia, con 15 progetti avviati, l’Italia è tra i Paesi che stanno conducendo più sperimentazioni, in particolare per migliorare la gestione di documenti scambiati tra PA e cittadini.