La gestione del rischio nelle Pmi europee
18/12/2019 Autore: Federica Maria Rita Livelli
Diverse per dimensioni e orientate al mercato globale, le piccole e medie imprese di Italia, Francia e Germania hanno la necessità di integrare modalità compatibili di gestione del rischio. Consulenti di RM e guide specifiche sono le soluzioni presentate al FERMA Forum
Del rapporto complesso tra PMI e gestione del rischio si è parlato esaustivamente nel corso del Forum Ferma 2019, tenutosi a Berlino dal 17 al 20 novembre ultimo scorso. Il panel, moderato da Mareen Hüffmeier (UNIBA) era composto da Alessandro De Felice (Presidente di ANRA), Matheias Kohl (Drägerwerk AG & Co GVNW) e Leopold Larias de Pina (Mazars AMRAE)
Sono circa 25 milioni le PMI europee, costituendo, di fatto, il motore dell’economia dell’Unione Europea.
Nel corso degli anni il concetto di rischio si è evoluto e, passando da un’accezione negativa, i.e. come qualcosa da evitare o mitigare, ha assunto una valenza positiva, i.e. è diventato un aspetto inevitabile di fare impresa, un’opportunità da far fruttare. Una valenza che può generare una leva di vantaggio competitivo.
L’interesse per la gestione del rischio da parte delle PMI europee sta aumentando sempre più, soprattutto ora che si trovano a operare in uno scenario sociopolitico-economico-tecnologico altamente articolato che implica l’implementazione di un sistema di Risk Management. Incertezza e la volatilità sempre più invasiva dipendono dalla rapidità con cui si muovono idee, decisioni, tecnologia, progetti e come si riposizionano merci e denaro; quindi, le imprese devono essere quanto mai resilienti e capaci di gestire i rischi, implementando un sistema di governance, risk e compliance risultato di un approccio integrato e olistico a livello aziendale. Inoltre, le imprese dovranno essere capaci di continuare a migliorarsi e aprirsi a nuove forme di conoscenza in diversi ambiti competitivi, quali la digitalizzazione e l’industria 4.0, la gestione delle risorse umane e della governance aziendale, la crescita e la sostenibilità sociale e ambientale gestendo il rischio a 360°.
Italia: una dimensione globale
Il 95% delle PMI italiane non supera i 10 dipendenti; la dimensione media dell’impresa manifatturiera del Made in Italy è di 9 addetti vs. i 16 delle imprese francesi e i 25 di quelle tedesche.
Le PMI costituiscono un serbatoio e un aggregatore di conoscenze tacite che sono alla base dell’ingegno produttivo italiano e ci consentono di rimanere il 2° Paese manifatturiero in Europa e il 6° al mondo.
Come afferma Alessandro De Felice: “Eliminare completamente il rischio non è né possibile né tanto meno auspicabile: rischi e opportunità sono un binomio inscindibile e, se le imprese vogliono cogliere le occasioni di crescita che ne possono derivare, devono essere in grado di assumersi e governare i rischi a esse associati, oltre a comprendere se siano adeguatamente remunerati. Questa consapevolezza è il primo passo verso l’adozione di approcci avanzati, proattivi e integrati, alla gestione dei rischi e, in definitiva, di un sistema delle imprese più competitivo”.
Cresce il consulente di risk management
Se da un lato abbiamo PMI quotate di media dimensione con la figura di un Chief Risk Officer, dall’altro abbiamo PMI di piccole o micro dimensioni, a carattere ancora famigliare, che devono effettuare un cambio culturale, ovvero considerare il rischio non più come costo, bensì come uno strumento di creazione del valore. In molti casi le PMI non possono permettersi una figura full time di Risk Manager; ne consegue che, ultimamente, si sta diffondendo la figura del Risk Management Consultant, in grado di stabilire un linguaggio comune e condiviso con le PMI, di individuare tutti quegli strumenti di mitigazione atti a ridurre la volatilità dei risultati attesi, incrementando la sostenibilità nel medio-lungo periodo. In altri casi, si identifica una figura interna alla PMI che dovrà avere anche competenze e know-how di Risk Management e di cyber security per gestire il rischio cyber che, di fatto, abbraccia tutte le famiglie di rischi (i.e. operativi, strategici, finanziari, di compliance), risulta trasversale a tutti gli altri, con effetti domino, colpendo in successione più aspetti del business.
Germania: il peso delle regole
Le PMI in Germania sono consapevoli dell’importanza del Risk Management nella gestione dei processi aziendali, tuttavia esso non risulta ancora ampiamente diffuso, forse perché pochi ne percepiscono i benefici. Secondo i vari sondaggi, i rischi che preoccupano maggiormente le PMI tedesche sono quelli derivanti dalle normative/regolamentazioni commerciali/doganali che possono compromettere la loro competitività sui mercati internazionali; quelli derivanti dalla gestione della cyber security che implicano investimenti ad hoc, anche in termini di polizze assicurative, diffusione di cultura e training adeguato del personale. Inoltre, l’indisponibilità di risorse umane qualificate costituisce un altro fattore di rischio a cui far fronte sviluppando programmi di welfare aziendale per attirare i talenti e compensare in questo modo i salari meno competitivi offerti.
Francia: strumenti per il rm
In un’ottica di sviluppo della cultura di gestione del rischio, l’associazione di settore AMRAE (Association pour le management des risques et des assurances de l’entreprise) ha pubblicato una guida alla gestione dei rischi delle PMI dal titolo “PME et ETI: la gestion de risques est aussi pour vous!”, a conferma del proprio impegno di diffusione di una cultura operativa della gestione dei rischi. Inoltre, in abbinamento alla guida, è stata messa punto una “cartografia dei rischi” (“Ma carto des risques”, www.macartodesrisques.fr), un’applicazione che permette alle PMI francesi di misurare i rischi aziendali, utilizzando un questionario di auto-diagnosi di analisi dei rischi. Il questionario di 54 domande permette di ottenere in meno di 3 ore una “cartografia” sintetica dei maggiori rischi e le indicazioni su come mitigarli. In tutto 7 tipologie di rischi, i.e. strategici, finanziari, operazionali, cyber security, gestione della crisi, normativo-legale, rischi in termini di risorse umane. Una mappa da cui partire per capire come gestire i rischi e identificare quelli da trasferire alle compagnie assicurative.
Quindi una duplice iniziativa per aiutare le PMI francesi a sviluppare una strategia di gestione dei rischi e, nel contempo, fornire uno strumento “agile” ai vertici delle PMI, che solitamente non hanno sufficiente tempo per sviluppare una visione d’insieme delle minacce con cui si devono confrontare, pregiudicando in questo modo la possibilità di convertire i rischi in opportunità nel momento in cui essi sono gestiti.
Fondamentale conoscere il contesto
La sfida del Risk Manager/Risk Management Consultant delle PMI è quella di riuscire ad avere un approccio sempre più olistico e aperto, di essere in grado di prendere per mano le PMI per convertirle in organizzazioni resilienti in grado di navigare tra i “mari in tempesta” dell’industria 4.0.
Da buon “marinaio” il Risk Manager/Risk Management Consultant dovrà essere grande osservatore e attento conoscitore del contesto in cui si trova ad operare (internamente ed esternamente all’organizzazione) per far fronte alle sfide/rischi del mutante scenario economico-geopolitico-tecnologico. Dovrà altresì essere costantemente aggiornato, aprirsi al dialogo con tutti gli altri “marinai” che compongono l’equipaggio dell’organizzazione, avere sufficiente curiosità, capacità d’ascolto, oltre ad essere in grado di comunicare con tutti gli stakeholder in modo tale che la “nave organizzativa” possa raggiungere terre vicine e lontane, conosciute e non.
Federica Maria Rita Livelli
Risk Management & Business Continuity Consultant