Le catastrofi naturali nel 2019

02/03/2020 Autore: Maria Moro

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Munich Re ha calcolato in 820 gli eventi catastrofali che hanno colpito il pianeta lo scorso anno: solo un terzo delle perdite è risultato assicurato

Sono state 820 le catastrofi naturali censite nel 2019, secondo l’annuale report di Munich Re: gli eventi hanno causato perdite complessive per 150 miliardi di dollari ma solo una parte minoritaria delle perdite (52 miliardi di dollari) è risultata assicurata. Le ragioni del gap sono più di una, tra queste l’elevata percentuale di perdite causate dalle alluvioni o dal vento nei paesi industriali che spesso non risultano assicurate. In termini di vite umane, nel 2019 le catastrofi naturali hanno causato la morte di circa 9000, rispetto alle 15mila del 2018, una tendenza in calo che per la società di riassicurazione è da attribuire a migliori misure di prevenzione.
Il valore totale delle perdite risulta in linea con la media degli ultimi 30 anni; la parte assicurata è di poco superiore al 35%, un dato che rispecchia la media degli ultimi dieci anni, dimostrando, secondo Munich Re, che una buona parte del mercato è ancora non assicurate, soprattutto nei Paesi emergenti e in via di sviluppo. In media, negli ultimi 30 anni circa 52mila persone all’anno hanno perso la vita a causa di catastrofi naturali di varia natura.
In Europa l’origine delle perdite economiche è legata a una combinazione di ondate di calore e forti grandinate, come quella che ha colpito l’area di Monaco di Baviera, causando perdite per circa un miliardo di euro, di cui quasi tre quarti erano assicurati. Più gravi i danni provocati dalla grandine sulla costa adriatica. Le perdite complessive causate dalle tempeste estive in Europa sono state di 2,2 miliardi di euro, con perdite assicurate di circa 800 milioni di euro. 

LE PERDITE MAGGIORI ARRIVANO DAI CICLONI

Lo scorso anno il Giappone è risultato essere uno dei paesi più colpiti da eventi catastrofali, colpito da tifoni come il ciclone Faxai, che ha imperversato su Tokyo con una velocità del vento di 170 km/h, o il ciclone Hagibis che si è abbattuto sopra la conurbazione Yokohama-Tokyo con precipitazioni estreme (circa 1.000 litri per metro quadrato) e molti argini fluviali che hanno ceduto. Sono stati questi due cicloni le catastrofi naturali più costose dell’anno sia in termini di perdite complessive sia di perdite assicurate (17 miliardi di dollari le perdite complessive di Hagibis, 9 miliardi quelle di Faxai). Come nel 2018 la stagione dei tifoni di quest’anno è stata soggetta all’effetto di El Niño Modoki, una particolare fase di oscillazione del clima naturale che provoca variazioni delle temperature dell’acqua nell’Oceano Pacifico tropicale: la conoscenza di questa situazione climatica perdurante può costituire un’informazione di base per aumentare le misure di prevenzione.
Sul fronte atlantico, l’uragano più devastante è stato Dorian che ha colpito in particolare il nord delle Bahamas con venti fino a 290 km orari. I danni sono stati ingentissimi, con perdite complessive di circa 5,6 miliardi di dollari, di cui 4 miliardi risultano assicurate. Le perdite complessive negli Usa durante la stagione degli uragani del 2019 sono state di 3 miliardi di dollari ( di cui 2 miliardi assicurati); più gravi le perdite conseguenti agli eventi atmosferici verificatisi tra marzo e maggio 2019 (una forte nevicata seguita da una serie di temporali) che hanno provocato gravi inondazioni nel Midwest e in altre aree lungo il Mississippi con perdite complessive pari a circa 24 miliardi di dollari, di cui circa 14 miliardi di perdite assicurate. 

UNA CATASTROFE UMANITARIA IN MOZAMBICO

La più grave catastrofe umanitaria dello scorso anno si è abbattuta sul Mozambico, colpito a marzo dal passaggio del ciclone Idai che ha fatto un migliaio di morti mentre centinaia di migliaia di persone hanno perso tutto ciò che avevano. Idai ha colpito Beira, la seconda città del paese con 500mila abitanti, e le successive forti precipitazioni hanno causato grandi alluvioni che hanno distrutto i raccolti delle pianure interne: le perdite complessive hanno raggiunto i 2,3 miliardi di dollari, un decimo del Pil nazionale, di cui quasi nulla assicurato. Munich Re sottolinea come i paesi più poveri necessitino di una maggiore protezione, e ricorda che nel 2016 le Nazioni Unite, la Banca mondiale, alcune società (tra cui Munich Re) e altre istituzioni hanno fondato l’Insurance development forum (Idf), che supporta soluzioni assicurative per i paesi in via di sviluppo attraverso l’iniziativa G7 InsuResilience global partnership.
Negli Stati Uniti, dopo un 2018 che ha pesantemente colpito la California a causa degli incendi, il 2019 ha registrato un numero minore di eventi, grazie all’attenuarsi dei problemi legati alla siccità estiva: lo scorso anno le perdite complessive sono state comunque pari a 1,1 miliardi di dollari (circa 800 milioni assicurati). Molto più grave invece la situazione in Australia, su cui Munich Re non ha ancora fatto stime essendosi protratta anche in questi primi mesi del 2020. Il riassicuratore non attribuisce i singoli eventi direttamente ai cambiamenti climatici, anche se le condizioni ambientali per gli incendi boschivi si sono fatte nel lungo periodo più favorevoli.