La politica del lock down da Covid-19 sta generando pesanti ripercussioni sul settore delle costruzioni e su tutta la filiera dell’edilizia. E' doveroso ricordare che ogni euro speso in infrastrutture genera un ritorno economico molto superiore in termini di aumento del PIL e dell’occupazione. In particolare, il settore delle costruzioni ha un effetto moltiplicatore del 3,5% dovuto alle ricadute positive tangibili sull’indotto.
Secondo i dati Istat di inizio aprile 2020, nel nostro Paese circa il 61% degli addetti ai lavori è inattivo a fronte del DPCM del 22 marzo e del successivo DM Mise del 25 marzo (che ha coinvolto anche i cantieri e l’edilizia privata); una percentuale che si traduce in circa 816.000 lavoratori edili, la metà dei quali, i.e. 339.000 sono lavoratori autonomi, di cui 252.000 senza dipendenti ed i restanti 87.000 risultano essere operatori con uno o più lavoratori alle loro dipendenze. Il delta, i.e. 477.000, è costituito da lavoratori dipendenti, rispettivamente circa 385.000 lavoratori con contratto a tempo indeterminato e circa 92.000 con contratto a tempo determinato. Inoltre, sono state sospese circa il 70% delle unità lavorative delle costruzioni, i.e. 365.432 unità lavorative ferme vs. 523.105 totali. Senza contare che la situazione contingente rischia di far chiudere definitivamente migliaia di piccole imprese edili che non sono in grado di risollevarsi.
Purtroppo il nostro Governo non ha ritenuto tutti i reparti del settore delle costruzioni vitali e strategici allo stesso modo, mentre all’estero sono state introdotte le misure fondamentali per il contenimento del contagio e la tutela della sicurezza dei lavoratori che lavorano nei cantieri, in modo tale da garantire i servizi essenziali forniti dal settore. Una miopia che rischia di andare a discapito anche della manutenzione delle infrastrutture critiche.
Ci stiamo ora avvicinando alla fase di “progressiva apertura” delle attività, prevista per il 4 maggio, al fine di ovviare allo “tsunami economico” creato dalla pandemia; pertanto è necessario e strategico farsi trovare preparati alla ripresa delle attività, che dovrà avvenire in assoluta sicurezza.
COVID-19 E PARALISI DEL SETTORE: A CHE PUNTO SIAMO
Molti cantieri sono chiusi da settimane - in particolare in Lombardia dal 15 marzo u.s. - in base alle varie disposizioni governative adottate per contenere la pandemia. Dal 4 maggio vi sarà una graduale ripresa delle attività produttive, subordinata al rispetto di obblighi quali: l’uso dei dispositivi di protezione, il rispetto del distanziamento sociale e l’adozione di nuove procedure organizzative.
Anche i Cantieri dovranno osservare protocolli ben precisi per risultare più sicuri. In quest’ottica, già lo scorso 19 marzo il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha predisposto il "Protocollo condiviso di regolamentazione per il contenimento della diffusione del COVID-19 nei cantieri edili" firmato da Anas SpA, RFI, ANCE, Feneal UIL, Filca CISL e Fillea CGI.L. Successivamente, il 24 marzo u.s, tutte le parti sociali dell’edilizia hanno siglato il "Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro del settore edile” (disponibile in allegato), che fornisce le linee guida per l’intero settore edile, recependo gli aspetti sostanziali del precedente protocollo del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ed integrandolo di ulteriori elementi di dettaglio, tipici del settore: una serie di indicazioni operative finalizzate a incrementare - in cantiere e negli altri ambienti lavorativi delle imprese edili - l’efficacia delle misure precauzionali di contenimento adottate per contrastare l’epidemia di Covid-19 (modalità di comportamento da tenere, modalità di accesso dei fornitori esterni; pulizia e sanificazione; precauzioni igieniche personali; dispositivi di protezione personale; gestione degli spazi comuni; organizzazione del cantiere (turnazione, rimodulazione dei crono-programma delle lavorazioni); gestione di una persona sintomatica; sorveglianza sanitaria).
LA RIPRESA – MITIGAZIONE DEI RISCHI E GARANZIA DI CONTINUITA’
La garanzia di sicurezza post emergenza Covid-19 implicherà, inevitabilmente, un aumento dei costi della sicurezza, di cui tutti gli attori del settore costruzione - imprese, responsabili unici del procedimento, direttori dei lavori, coordinatori per la sicurezza e committenti - dovranno tenere conto alla riapertura delle attività.
L'Associazione Nazionale Costruttori Edili (
ANCE) ha predisposto due modelli di istanza, rispettivamente per i lavori pubblici e per quelli privati, che contengono le principali tematiche che le imprese potranno utilizzare per instaurare un confronto con le committenze, al fine di garantire un riequilibrio dei rapporti contrattuali in essere, mitigare i rischi e garantire la continuità operativa.
Cantieri privati e pubblici – Il protocollo ANCE prevede di considerare l'invio di una lettera a committente, direttore dei lavori e coordinatore per la sicurezza, atta ad instaurare una dialettica costruttiva e di cooperazione per individuare azioni per riavviare i lavori, partendo dalla modifica dei termini e delle condizioni di pagamento dei Saldo Avanzamento Lavori (SAL) e garantendo, in questo modo, la liquidità all’impresa.
Cantieri edili privati – Il protocollo ANCE prevede di richiedere a committente, direttore dei lavori e coordinatore della sicurezza:
• l'aggiornamento del Piano di Sicurezza e Coordinamento (PSC);
• la quantificazione e il riconoscimento dei maggiori oneri e costi della sicurezza;
• l'adeguamento del corrispettivo d’appalto considerando l’aumento del costo delle materie prime;
• la proroga del termine di ultimazione dei lavori;
• la riduzione del tempo e/o dell’importo di emissione del SAL.
Cantieri edili pubblici – Lo stesso protocollo prescrive, per il caso di cantieri edili pubblici, di richiedere al committente e a tutti i soggetti coinvolti nell’esecuzione del contratto (Dirigente, Responsabile Unico del Procedimento, Direttore Lavori e Coordinatore della Sicurezza in fase di Esecuzione) di adottare i necessari provvedimenti e predisporre la perizia di variante in modo da recepire e contrattualizzare le modifiche contrattuali in termini di:
• l'aggiornamento del PSC;
• il riconoscimento dei maggiori oneri e costi della sicurezza;
• un verbale di concordamento nuovi prezzi e l'applicazione dei meccanismi compensativi per incremento del costo delle materie prime;
• la proroga del termine di ultimazione dei lavori;
• la riduzione del tempo e/o dell’importo di emissione del SAL;
• la riduzione dei termini di pagamento;
• la autorizzazione espressa all’utilizzo del subappalto nel rispetto delle previsioni europee.
APPELLO DELLE ASSOCIAZIONI NAZIONALI DI SETTORE
In una lettera datata 24 aprile u.s. ed indirizzata al presidente del Senato, al presidente della Camera e al presidente del Consiglio Giuseppe Conte., le Associazioni nazionali che rappresentano il settore delle costruzioni, i.e. 600.000 aziende e 2 milioni di occupati, i.e. il 22% del PIL, hanno confermato di essere pronte e determinate a ripartire in sicurezza.
Come si legge nella lettera, “Le grandi e piccole imprese della produzione dei materiali da costruzione di arredamento e di finitura, la loro rete di distribuzione, le imprese del settore costruzioni dalle più grandi alle più piccole, insieme ai professionisti della progettazione e alle imprese che producono, commercializzano e noleggiano le macchine e i motori per i cantieri e ne garantiscono l’indispensabile assistenza tecnica, chiedono di ripartire al più presto possibile [...] perché: hanno stabilimenti produttivi sicuri adeguati, fin da subito, alle nuove norme e pronti ad applicare i protocolli di gestione dell’emergenza che le diverse filiere stanno mettendo a punto; hanno negozi sicuri e adeguati, per tornare a ricevere i clienti nel pieno rispetto di tutte le nuove norme comportamentali; hanno cantieri che possono lavorare in sicurezza grazie al protocollo sottoscritto dalle parti sociali nazionali lo scorso 24 marzo, declinate in norme comportamentali dall’Organismo nazionale bilaterale che si occupa specificamente ed esclusivamente della sicurezza e della salute del lavoro in edilizia”.
Si auspica, quindi, una ripresa necessaria e strategica, dal momento che - se riparte tutta la filiera delle costruzioni - sarà possibile innescare il “volano” della ripresa economica del Paese che, a causa del lock down, sta rischiando di registrare una perdita del PIL pari al 9%. Nella lettera si sprona, altresì, il Governo a considerare tutte quelle attività che si possono svolgere in questo momento di progressiva ripresa, i.e. riparazione e manutenzione delle strade che oggi sono più vuote, riqualificazione e messa in sicurezza delle scuole che rimarranno presumibilmente chiuse ancora per mesi; riqualificazione sul piano energetico e strutturale del parco immobiliare e delle periferie delle città, interventi e recuperi per ovviare al dissesto idrogeologico dei territori.
CONCLUSIONI
La riapertura dei cantieri avverrà secondo i parametri di sicurezza e di sostenibilità in modo tale da garantire la vitalità delle imprese di costruzione, anche attraverso il reddito, linfa vitale per la sopravvivenza delle imprese stesse; tutti fattori legati inscindibilmente all’occupazione, alla protezione sociale, al benessere e alla salute dei lavoratori edili, interessi primari della società.
Dobbiamo, ora, pensare al futuro, in modo tale da contenere la crisi nazionale economica ed essere pronti a ripartire sostenendo le varie attività e impiegando, ove necessario e con coraggio, anche misure straordinarie ed efficaci.
Pertanto, è quanto mai necessario un "Cura Italia dell'edilizia", che preveda: snellimento della burocrazia; detrazioni fiscali per la riqualificazione degli edifici storici; istituzione di uno Sportello Unico nelle varie amministrazioni; allineamento delle diverse piattaforme digitali; rivisitazione dei piani di rigenerazione urbana; piani straordinari per le periferie e per l'emergenza abitativa; piano per la messa in sicurezza degli edifici; azioni coordinate per arginare i fenomeni di dissesto idrogeologico; adeguamento antisismico; l'eliminazione delle barriere architettoniche.
Il settore delle costruzioni ha dichiarato di essere quanto mai pronto a cogliere le opportunità generate da questa crisi; pertanto, ci auspichiamo che anche il governo sia quanto mai reattivo e propositivo in un’ottica di strategia di investimenti a livello Paese a medio-lungo termine.