Il mondo dell'arte e della cultura: come sopravvivere al Covid-19

12/05/2020 Autore: Federica Maria Rita Livelli - Risk Management & Business Continuity Consultant

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L'emergenza avrà un pesante impatto su tutto il settore della cultura e dell’arte, un asset economico e produttivo fondamentale, ma ancora privo di un “piano industriale” che implichi azioni e supporti idonei ad affrontare le criticità contingenti e future. Questa crisi ci può aiutare a riflettere profondamente in merito al ruolo che vogliamo dare al nostro patrimonio culturale/artistico, in modo tale da valorizzarlo ulteriormente e proteggerlo adeguatamente.

COVID-19 E MONDO DELL’ARTE & DELLA CULTURA

Le disposizioni sulla chiusura al pubblico in seguito all’emergenza COVID-19 avranno un impatto notevole sul settore culturale. Ci troviamo di fronte ad una situazione senza precedenti che - oltre a causare perdite economiche dirette a fronte del lockdown – non solleva i musei ed altri luoghi d’arte e cultura dall’adempimento della loro funzione principale di preservare il patrimonio dell’umanità. Le varie istituzioni museali ed espositive, per far fronte all'inaccessibilità, parafrasando il detto su Maometto si sono dette che “se il pubblico non va ai luoghi di arte e cultura, l’arte e la cultura vanno al pubblico” e hanno messo online numerosissime iniziative che, tuttavia, non saranno sufficienti ad arginare la difficile situazione in cui versa il settore. Non dobbiamo dimenticare che i luoghi di arte e cultura - siano essi musei, gallerie, siti archeologici, biblioteche, archivi ecc. - sono sistemi fragili che necessitano di particolari attenzioni e misure di prevenzione, sia quando sono aperti al pubblico sia se risultano inaccessibili.

L’Italia ha un patrimonio culturale eccezionale, come tale riconosciuto a livello mondiale. Siamo il paese dei 4.200 musei, dei più di 6.000 siti archeologici, di circa 400 aree archeologiche statali, di 85.000 chiese poste sotto tutela e di oltre 40.000 dimore storiche censite. Cultura e patrimonio artistico devono essere ben gestiti perché siano effettivamente a disposizione di tutti, oggi e domani per tutte le generazioni. Ciò implica una doverosa economicità della gestione dei beni culturali e una loro efficienza per garantirne la conservazione e diffusione, anche in questo momento di crisi.

QUALI MISURE E INIZIATIVE. LINEE GUIDA DELL’ICOM COME PIANO DI RISK MANAGEMENT & CONTINUITÀ OPERATIVA 

È urgente che le varie istituzioni culturali e d’arte italiane, pur avendo già dimostrato grande resilienza e creatività nella comunicazione da remoto, non si facciano trovare impreparate alla riapertura prevista per il prossimo 18 maggio. 
Il MIBACT (Ministero dei Beni Culturali e delle Attività Culturali e del Turismo) è al lavoro per fornire una comunicazione aggiornata delle misure da seguire in un’ottica di “distanziamento sociale, dispositivi di protezione, igienizzazione degli spazi, dei sistemi di areazione”, seguendo le linee guida di ICOM Italia, che qui di seguito sintetizziamo. L’International Council of Museums (ICOM), attraverso la sua sede di rappresentanza in Italia, ha fornito le “Raccomandazioni” in italiano per la tutela e la sicurezza nei Musei in emergenza Covid-19. Tali raccomandazioni non solo mantengono tutta la loro efficacia, ma tanto più saranno cogenti in quelle varie fasi che vanno aprendosi dopo il totale lockdown.

Zone riservate al personale/uffici

  • Prevedere solo il personale indispensabile, stilando una lista di personale/esperti che saranno operativi regolarmente e altri che possano essere disponibili.
  • Stabilire collaborazioni con i musei vicini o con istituzioni simili per la sostituzione o lo scambio di personale nel caso in cui qualcuno del museo sia stato infettato.
  • Organizzare interventi di pulizia più frequenti nelle aree nelle quali le persone accedono quotidianamente.
  • Procedere alla sostituzione dei filtri dell’impianto di condizionamento dell’aria; ove non presente l’impianto di condizionamento, garantire altri tipi di ventilazione controllata delle aree espositive e dei depositi.
  • In caso di contagio documentato, mettere in quarantena le aree interessate (i.e. per circa due settimane) fino a quando l’accesso sia ritenuto sicuro.

Zone espositive

Alla riapertura dovrà essere garantito il distanziamento sociale come da disposizioni cogenti. Qualora non fosse possibile bisognerà considerare di:
  • Limitare l’accesso negli spazi espositivi per facilitare i visitatori a mantenere le distanze tra di loro.
  • Ridurre l’orario di apertura (i.e. 4 ore anziché 8 ore) oppure organizzare gli ingressi in modo da avere un numero inferiore di persone in una data fascia oraria in una certa area.
  • Installare all’ingresso un distributore dl gel disinfettante e/o assicurarsi che i visitatori abbiano facile accesso a locali lavamani dotati di sapone e acqua calda oltre a predisporre segnaletiche che invitino i visitatori a mantenere le mani pulite e lontane dal viso.
  • Rimuovere audioguide e altri dispositivi con schermo tattile, ove esistenti. 
  • Disinfettare frequentemente i pulsanti di attivazione di installazioni o esposizioni, ove presenti.
  • Limitare l’accesso alle installazioni che non possono essere accuratamente pulite e disinfettate.
Pulizia Spazi Espositivi
Risulterà di fondamentale importanza la pulizia ordinaria, ma si dovrà considerare di aumentarne la frequenza, almeno ad una volta al giorno (Nota: ciò impatterà negativamente sul bilancio già sofferente dei luoghi d’arte e cultura, se non saranno messe a disposizione ulteriori contributi economici da parte del Governo).

Salvaguardia del patrimonio
ICOM Italia invita, inoltre, a non trascurare le misure per la conservazione e la tutela del patrimonio artistico/culturale, tra le quali:
  • Vigilanza e controllo periodico delle sedi museali ed altri luoghi di arte e cultura, compresi i depositi.
  • Verifica dell’integrità delle strutture
  • Monitoraggio dello stato di funzionalità degli impianti (idraulici, elettrici, climatizzazione, sistemi antincendio, sistemi anti intrusione e vigilanza da remoto, ecc.)
  • Attivazione di forme di collaborazione tra i musei che facciano parte di una rete già costituita in modo tale da poter condividere le professionalità necessarie ad assicurare servizi minimi necessari.
Come sottolineato da ICOM Italia, sono “molteplici le criticità che investono il mondo dei musei in questo periodo di emergenza, cui si accompagnano le preoccupazioni per un futuro che oggi è difficile delineare”; preoccupazioni che possono o, meglio, devono “essere fonte di un ripensamento della natura stessa delle strutture espositive e del lavoro museale”.

DESIDERATA PER UN SETTORE CULTURALE RESILIENTE

Fondo Cultura – proposta di Confindustria Settore Cultura
La proposta di Confindustria riprende quanto suggerito da Pierluigi Battista - giornalista del Corriere della Sera - nel suo articolo del 5 aprile u.s., ovvero: considerare di attuare un vero e proprio Piano di salvezza culturale nazionale per proteggere teatri, musei, librerie, siti archeologici, orchestre dimostrando, in questo modo, che la cultura e l’arte possono diventare il “polmone d’ossigeno” di questo Paese.
Secondo Pierluigi Battista sarebbe auspicabile concepire “un Piano, in cui i risparmiatori italiani contribuissero a salvare dal disastro, o addirittura dalla morte, quel patrimonio immenso” del Paese che oggi coinvolge direttamente ben più di mezzo milione di italiani, ad integrazione delle politiche del governo che dovranno essere cospicue e generose “se non si vuole assistere alla morte per asfissia della cultura italiana”.

Come la cultura del Risk Management & Business Continuity può aiutare il settore
Al pari di altre realtà organizzative, i luoghi di cultura ed arte non sono immuni ai rischi. Pertanto, è doveroso considerare un’attenta analisi dei rischi che potrebbero compromettere il patrimonio culturale-artistico italiano, oltre a misurarne gli impatti in termini economici, regolamentari, reputazionali e strategici al fine di individuare azioni di contrasto. Non dimentichiamo che l’analisi degli impatti e le relative misure di mitigazione potrebbero facilitare maggiormente l’acceso a fondi di investimento nazionali e internazionali e privati, oltre a comportare una riduzione dei premi assicurativi in un’ottica di salvaguardia del nostro patrimonio.

È a tutti noto che il MIBACT si trova con difficoltà a gestire il patrimonio culturale nazionale in quanto assistiamo a:
  • Una dispersione ed una stratificazione del patrimonio che non rispondono a logiche di efficacia e di efficienza
  • La dimensione complessiva del patrimonio è molto elevata e la mera accessibilità presuppone un lavoro enorme dal punto di vista culturale, gestionale e finanziario
  • La varietà del patrimonio implica competenze diverse per la sua gestione
  • Gli attori che hanno responsabilità amministrative e gestionali sul patrimonio sono di natura diversa, hanno diversi gradi di autonomia nell’esercizio della gestione oltre ad essere legati tra loro da complessa rete di relazione di tipo normativo, finanziario, ecc…
Nell’ultimo decennio, non potendo disporre di risorse economiche sufficienti, il MIBACT ha almeno cercato di varare alcune misure atte a prevenire/gestire il rischio, sotto forma di circolari e direttive e linee guida, soprattutto in termini di:
  • Piani di emergenza a tutela del patrimonio culturale
  • Misure per la sicurezza del patrimonio culturale a rischio atti vandalici
  • Misure di tutela e sicurezza in caso di emergenze derivanti da calamità naturali
  • Linee guida per la tutela e gestione della sicurezza del Patrimonio culturale in caso di attacchi terroristici
Misure non sufficienti e, ora più che mai, è necessario gestire il patrimonio culturale complessivamente: considerare l’analisi/prevenzione/gestione del rischio e applicazione dei principi di Business Continuity anche in ambito culturale, in modo tale da contribuire a creare strutture/realtà più organizzate, maggiormente resilienti e performanti.
L’applicazione dei principi di Risk Management & Business Continuity, purtroppo, è penalizzata da politiche di budget ridotte e risorse umane non in numero adeguato; tuttavia, il momento di crisi contingente potrebbe essere un’opportunità per attuare un cambio culturale. Sempre in un’ottica Risk Management & Business Continuity sarebbe altresì auspicabile che si incrementassero le sinergie e collaborazioni tra musei ed altri luoghi di cultura al fine di realizzare vere e proprie reti e sistemi a livello di territorio (ove non presenti) in modo tale da condividere i servizi integrati, garantire servizi di back-up e raggiungere, in questo modo, un’uniformità dei livelli di valorizzazione dei luoghi di cultura, come previsti dal Sistema Museale Nazionale.


RIFLESSIONI FINALI
Indubbiamente il Covid-19 avrà un pesante impatto su tutto il settore della cultura e dell’arte, un asset economico e produttivo fondamentale, ma ancora privo di un “piano industriale” che implichi azioni e supporti idonei ad affrontare le criticità contingenti e future e a partecipare, attivamente e con coscienza, al PIL nazionale.
Questa crisi ci può aiutare a riflettere profondamente in merito al ruolo che vogliamo dare al nostro patrimonio culturale/artistico in modo tale da valorizzarlo ulteriormente e proteggerlo adeguatamente.
Non ci resta che auspicare una maggiore diffusione della cultura del Risk Management e della Business Continuity in ambito culturale, coinvolgendo le varie associazioni di settore che potrebbero rendersi disponibili a supportare il MIBACT ed i vari enti istituzionali.
Il MIBACT è un Ministero cruciale e dovrebbe svolgere un ruolo da protagonista nella Fase2 di ripresa, considerando l’enorme livello d’attrattività del Paese in termini di offerta culturale. Il diktat, pertanto, è essere pronti per la riapertura del 18 maggio: non si può perdere questa opportunità. 
Come afferma Vittorio Sgarbi, critico d’arte, i musei ed i luoghi di cultura sono da considerarsi come “supermercati”, dove si trova la merce più rara, i.e. il pensiero, lo spirito e l’intelligenza. L’Arte e la Cultura sono un bene di prima necessità dal punto di vista educativo, morale, culturale ed economico, come tante altre forme di attività produttiva. Sono cibo per la mente, per la nostra anima, di fronte al male fisico ed interiore e possono rivelarsi come una occasione di rigenerazione e progresso.

In un ardito paragone, i beni culturali possono essere considerati al pari del servizio sanitario, i.e. entrambi sono settori strategici ed eccellenze del nostro Paese, anche se negli ultimi sono stati penalizzati da una cronica carenza di personale (soprattutto quello specializzato) e di fondi insufficienti che hanno generato un’inadeguata offerta formativa e educativa da parte dello Stato, fondamentale per il buon funzionamento sia dei Beni Culturali sia della Sanità. 


Come affermava June Wayne, pittrice ed artista poliedrica ed educatrice americana, “Le arti sono le foreste pluviali della società. Producono l’ossigeno della libertà, e sono il primo sistema d’allarme a scattare quando la libertà è in pericolo.”