Rischi politici, terrorismo e violenza politica: un outlook sui prossimi mesi
06/10/2020 Autore: Chiara Zaccariotto - Office Manager ANRA
Il 2019 è stato un anno sfidante per le imprese di tutto il mondo sotto il profilo dei rischi geopolitici, con eventi quali le rivolte civili ad Hong Kong, Parigi e Santiago, la crescente frequenza degli episodi di intolleranza ed estremismo (soprattutto negli USA e, nel panorama europeo, in Germania), l’imposizione di tariffe doganali e restrizioni al commercio, l’aumento del rischio di sovranismi. Tra la fine dell’anno e l’inizio del successivo poi, il mondo ha dovuto fare i conti con i devastanti effetti della pandemia di Covid-19. E’ questo il contesto in cui si inseriscono le nuove Risk Map Aon, elaborate in collaborazione con The Risk Advisory Group e Continuum Economics e focalizzate sul Rischio Politico e sui Rischi di Terrorismo e violenza.
L’emergenza pandemica ha messo fortemente in crisi i paradigmi su cui sono stati fondati gli ultimi decenni, segnando probabilmente la fine di un’era. Nell’arco di pochi mesi oltre 188 Paesi hanno dovuto imporre misure straordinarie, esercitando un maggiore controllo all’interno dei propri confini, limitando la circolazione delle persone e le attività di scambio commerciale, con tempistiche che non appaiono ancora chiare e che hanno creato un contesto fortemente volatile, fluido, che può portare a significativi cambiamenti politici, commerciali e sociali. Le reali ripercussioni delle decisioni prese dai diversi leader si vedranno solo nel lungo termine, ma nel frattempo il mondo intero fa i conti con una disoccupazione sempre più diffusa, con instabilità crescenti e inevitabili malcontenti sociali, che sono al momento tenuti sotto controllo per effetto delle misure restrittive ma che rappresentano una costante minaccia di manifestazioni violente. E’ un rischio che può arrivare anche dall’alto, da quei governi in cui sono visibili forme di incubazione di estremismi nazionalisti o d’incoraggiamento all’uso di forme repressive dure (ne sono esempi recenti Hong Kong e alcuni paesi statunitensi). In questo ambiente si muovono le imprese, che sono chiamate a rivedere le proprie analisi dei rischi e la loro gestione, nella ricerca di una nuova resilienza.
Le conseguenze economiche, secondo l’analisi di Aon, si manifestano principalmente in cinque aree: nella disgregazione delle supply chain, nelle interruzioni nel mercato del lavoro, nel cambiamento dei comportamenti e del sentiment dei consumatori, nell’aumento dell’esposizione al rischio delle entità finanziarie, e nella limitazione delle emissioni di obbligazioni societarie e prestiti, a causa dell’aumento del rischio di insolvenza. Dalla politica arrivano risposte forti, con l’allargamento del quantitative easing da parte di FED e BCE, al fine di finanziarie la spesa pubblica legata all’emergenza, e i singoli governi che cercano di immettere liquidità nei mercati interni per evitare che la crisi sanitaria ed economica si aggravi e diventi finanziaria. Misure necessarie, ma che in molti casi hanno sovvertito logiche economiche, commerciali e monetarie in vigore da decenni, creando nuove esposizioni per le imprese.
Rischio Terrorismo e Violenze politiche
Tre quinti dei paesi analizzati sono considerati a rischio disordini civili nel 2020, una proporzione molto simile a quella registrata lo scorso anno ma che mostra una presenza maggiore di economie avanzate, segnale di un generale aggravamento.
Quasi la metà dei territori affronta un significativo rischio di episodi terroristici, un dato superiore all’ultimo rilevamento e che riflette le conseguenze della diffusione di estremismi e ideologie nazionaliste. La fonte delle minacce è nella maggior parte dei casi interna al paese, ma riflette convinzioni e sistemi diffusi internazionalmente.
Continuando il confronto con l’analisi del 2019, i ventiquattro paesi con un risk rating variato si suddividono equamente tra chi l’ha visto peggiorare e chi migliorare. Le modifiche non sono riconducibili ad una singola causa né circoscrivibili territorialmente, indicano invece una forte fluidità in quasi tutte le regioni. I paesi che nel 2019 hanno registrato il più alto numero di attacchi terroristici sono, nell’ordine, Iraq, Afghanistan, Colombia, India e Somalia, mentre prendendo in considerazione il numero di vittime l’ordine diventa Afghanistan, Iraq, Somalia, Siria e Nigeria.
Rischi politici
Sono dodici i paesi che hanno registrato un cambiamento rispetto allo scorso anno (9 hanno ora un rating migliore, 3 sono peggiorati) e complessivamente i territori con un rischio politico “molto alto” nel 2020 sono 19.
Uno dei trend generali individuato dall’analisi, vale a dire l’inasprimento dei controlli sul capitale al fine di far fronte ad un’eccessiva volatilità nei cambi di valuta, ha impattato negativamente su undici paesi, che registrano ora un alto rischio di svalutazione della propria moneta. Altri quattro, cioè Argentina, Angola, Gibuti e Togo, sono ora fortemente a rischio di mancato pagamento sovrano, un’esposizione che se da un lato riflette difficoltà interne dall’altro è anche conseguenza del boom dell’emissione di Eurobond nei mercati emergenti, che sta aumentando il rischio di default. Emergono poi le conseguenze di quello che è uno degli altri trend globali degli ultimi anni, vale a dire l’aumento delle tendenze nazionaliste e delle interferenze politiche negli ambienti di business e nei mercati, che si concretizzano come un serio rischio in sette paesi in più rispetto allo scorso anno. Nel complesso, si tratta nel 75% dei casi di economie emergenti (soprattutto africane, a seguire centro asiatiche), le cui supply chain sono inevitabilmente più deboli e quindi maggiormente esposte anche ai rischi tipici di questo asset.
Il Report completo e le mappe interattive sono disponibili a questo link.