Come incide il welfare nelle PMI

30/09/2020 Autore: Maria Moro

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Il Welfare index PMI 2020 ha evidenziato la maggiore crescita in termini di risultati e occupazione delle aziende che aderiscono a programmi a favore dei lavoratori. E il Covid ha cambiato la percezione del rapporto con persone e territorio

La centralità del ruolo dell’impresa è un vero cambiamento culturale accelerato dalla crisi Covid: il welfare aziendale emerge ancora di più come leva fondamentale di una strategia aziendale orientata allo sviluppo sostenibile, poiché esercita un impatto positivo sull’intero ecosistema in cui opera: i lavoratori, le famiglie, la comunità e il territorio. È questo, in sintesi, quanto emerge dal Welfare Index PMI, promosso da Generali Italia, che quest’anno ha ampliato la propria base di analisi e ha allargato la collaborazione a tutte le cinque confederazioni nazionali, includendo anche Confcommercio.

Secondo il Rapporto 2020, il welfare ha registrato in questi 5 anni una crescita continua: le imprese attive (ovvero quelle che attuano iniziative in almeno quattro delle dodici aree del welfare aziendale) sono raddoppiate negli ultimi cinque anni passando dal 25,5% del 2016 al 45,9% del 2019, al 52,3% nel 2020.

Il Covid ha accelerato la crescita del welfare
Data la particolarità di questo anno 2020, il rapporto ha dedicato una parte dell’analisi anche sull’influenza delle azioni di welfare in un contesto sociale e aziendale caratterizzato dal Covid. Secondo il Rapporto, la crisi sanitaria e le sue conseguenze sociali ed economiche hanno fatto fare un salto di qualità al welfare aziendale: per la prima volta le imprese attive superano il 50%, il 78,9% ha confermato le iniziative di welfare in corso e il 27,7% ne ha introdotte di nuove o ha potenziato quelle esistenti. Più in concreto, le imprese hanno avuto un ruolo di riferimento per la comunità e quelle con un welfare più maturo hanno avuto una maggiore capacità di reagire all’emergenza: l’80% delle PMI ha dato materiali e fornito informazioni di tipo sanitario ai lavoratori, il 12% ha attivato canali di supporto e servizi di consulto medico e assistenza sanitaria a distanza, mentre un’importante quota del 26,4% ha messo in atto iniziative aperte alla comunità esterna e di sostegno al sistema sanitario nazionale, assumendo un ruolo sociale che va oltre il rapporto lavorativo con i dipendenti.

Ma l’esperienza del Covid ha messo di fronte le imprese anche a temi dati prima per scontati o sottovalutati, ha in qualche modo anteposto alla produttività l’uomo e il valore sociale: il 91,6% delle PMI ha dichiarato di avere acquisito una maggiore consapevolezza della centralità della salute e della sicurezza dei lavoratori, tanto che per oltre il 70% il welfare aziendale assumerà in prospettiva un peso maggiore, e il 65% ha intenzione di contribuire maggiormente alla sostenibilità del territorio in cui opera.

Più welfare, più risultati
Grazie alla collaborazione con Cerved, il Welfare Index PMI ha incluso anche i risultati di un’analisi sui bilanci dell’ultimo biennio di oltre 3.000 aziende. I risultati dimostrano che il welfare aziendale ha un peso positivo importante sui risultati di business, tanto che le imprese più attive nel welfare (quelle che il rapporto definisce Welfare Champion e Welfare Leader) hanno un tasso di produttività che aumenta del 6% nel biennio, il triplo rispetto alla media delle PMI, pari a 2,1%. Ma non solo: per le stesse aziende cresce anche l’occupazione, con un +11,5% contro la media del +7,5%.
Nel complesso, le aree che quest’anno hanno sviluppato un maggiore tasso di iniziativa sono la Sicurezza (interessa il 60% delle iniziative), la Formazione (43%), la Sanità complementare (42,2%) e l’Assistenza alla persona, che riguarda il dipendente o la sua famiglia (23%); in quest’anno particolare hanno avuto una crescita notevole anche le iniziative legate alla Conciliazione lavoro – famiglia e alla genitorialità, passate dal 33% del 2017 al 51%, un ambito – collegato anche allo smart working – che è destinato ad incrementarsi.