Il Covid e i rischi dei clinical trial
11/11/2020 Autore: Redazione ANRA
Uno studio di Chubb e Kennedys analizza lo stato della ricerca farmaceutica finalizzata a trovare una soluzione alla pandemia, ma mette anche in guardia dai rischi di una fase sperimentale portata avanti sotto la pressione dell’obiettivo da raggiungere in tempi brevi
La situazione pandemica impone la ricerca di una soluzione di cura o vaccinale che sta avvenendo in maniera serrata, con molti attori impegnati nelle fasi di analisi, sperimentazione e test.
In primo luogo l’urgenza è data proprio dalla necessità di ridurre l’impatto del coronavirus Sars-Cov2, ma non è da sottovalutare che a contribuire alla spinta ci sia anche la ricerca del prestigio e del vantaggio economico che l’individuazione della cura al Covid-19 potrebbe generare.
Con il report “Il settore Life Science nell’epoca della pandemia”, Chubb e Kennedys si focalizzano sulla caccia alle cure e al vaccino mettendo in evidenza quali sono i rischi emergenti nelle sperimentazioni cliniche per il Covid-19. I progetti di ricerca in corso sono numerosi: al 31 luglio scorso l’Organizzazione mondiale della sanità aveva censito 26 vaccini oggetto di valutazione clinica e 139 in fase preclinica. Per quanto riguarda gli studi finalizzati al controllo dell’avanzamento della malattia, al 5 agosto erano avviati su scala mondiale 2.906 studi che analizzavano diverse fasi del percorso del virus nel corpo umano. Dall’altro lato, l’emergenza in corso ha indotto il sistema normativo ad una maggiore tolleranza sui processi in modo da permettere una velocizzazione delle sperimentazioni e, si spera, una più rapida soluzione.
La fretta, avvertono gli estensori del report, potrebbe non essere una buona consigliera. Va detto che per raggiungere l’obiettivo in tempi brevi si sta molto lavorando su composti già esistenti, così da evitare i lunghi processi di ricerca richiesti dai nuovi prodotti, e su terapie innovative già in fase di studio, ma si evidenzia nel contempo il rischio che la fase di ricerca e l’applicazione clinica si possano sovrapporre sulla spinta di un uso compassionevole. Un ulteriore rischio riguarda la fretta di pubblicare gli esiti delle ricerche, che potrebbero rivelarsi non corretti come accaduto nel caso dell’idrossiclorochina, la cui sperimentazione è stata sospesa e lo studio pubblicato portava esiti non corretti.
Indispensabile contenere i rischi
Nel report vengono suggeriti alcuni comportamenti che produttori e ricercatori dovrebbero valutare di tenere, soprattutto perché la flessibilità normativa non è indice di una maggiore indulgenza qualora le sperimentazioni e i prodotti dovessero risultare inefficaci, o peggio dannosi per i pazienti. I produttori, ad esempio, dovrebbero astenersi dal suggerire l’utilizzo di propri composti al di fuori dell’uso previsto, anzi, in questo senso alcune imprese si sono attivate presso la Food and Drug Administration statunitense inviando segnalazioni che mettono in guardia medici e pazienti dall’utilizzo improprio dei medicinali prodotti. Il rischio maggiore, per cui alcune società farmaceutiche stanno cercando di ottenere una manleva in caso di richieste di risarcimento, è quello del possibile manifestarsi di effetti collaterali tardivi del farmaco o del vaccino che non era stato possibile evidenziare in una fase di sperimentazione effettuata in tempi brevi.