La debolezza delle supply chain
16/12/2020 Autore: Maria Moro
La pandemia ha messo a dura prova le imprese nei loro processi di approvvigionamento e distribuzione. Il Supply Chain Risk Barometer di Kyu analizza le criticità per fornire spunti alla globalizzazione che verrà.
Le catene di fornitura di tutto il mondo sono tra gli asset più esposti ai rischi aziendali connessi al Covid-19. La prima fase della pandemia, che ha colpito la Cina prima degli altri, ha reso evidente la dipendenza dei paesi occidentali da quella che è diventata “l'officina del mondo”, mentre l'estensione del contagio a tutti gli altri stati ha generato una crisi simultanea della domanda e dell'offerta e ha portato a una recessione senza precedenti per l'intera economia globale. L’edizione 2019 del Supply Chain Risk Barometer di Kyu aveva fortemente sottostimato l’importanza del rischio salute per le catene di approvvigionamento mondiali, ma l’avvento del Covid-19 ha dimostrato quanto in effetti esse siano deboli. Kyu ha deciso di approfondire l’impatto della pandemia sulle supply chain attraverso un’indagine a cui hanno risposto un centinaio di responsabili acquisti, dell’approvvigionamento e risk manager.
La crisi pandemica ha rivelato la complessità delle supply chain e la mancanza di “visibilità” che molte aziende hanno sulle loro catene di approvvigionamento e di distribuzione: di fronte al Covid costruire una mappa è stato necessario per capire i punti di criticità e riorganizzarsi, se necessario anche giorno dopo giorno, a seconda delle notizie che giungevano dalle diverse aree. La crisi ha sensibilizzato le aziende sulle possibili conseguenze di una chiusura parziale o totale della propria catena di fornitura, aumentando la criticità del rischio economico, stante l’elevata possibilità di fallimenti di fornitori o clienti e, nei casi migliori, la lenta ripresa dell’attività. Un’altra criticità emersa riguarda la vulnerabilità della pianificazione logistica e dei rischi connessi. I processi di Sales & Operations Planning dovranno necessariamente essere ristrutturati, ma non allo scopo di trovare le migliori soluzioni del mercato quanto di avere alternative per adattarsi rapidamente a cambiamenti improvvisi nella domanda o per eventi inattesi.
Verso un ripensamento nei flussi delle merci
L’attesa degli osservatori di Kyu è per alcuni anni di incertezza economica, dai quali uscirà un sistema meno globalizzato e più digitale. Nel frattempo, il timore è per un numero di fallimenti di imprese forse senza precedenti, che avverrà tra la fine del 2020 e la prima metà del 2021, quando si verificherà una sovrapposizione tra la ricerca di finanziamenti e la scadenza dei rimborsi dei prestiti garantiti dallo Stato.
Dall’indagine emerge che molte imprese hanno sviluppato sistemi di gestione del rischio che monitorano le supply chain, ma si evidenzia in parallelo che molti di questi sistemi presentano dei limiti e vengono applicati solo parzialmente per mancanza di risorse o per loro complessità di implementazione: la crisi ha messo in luce tali debolezze e la necessità di rafforzare le misure di controllo e di prevenzione. Il 77% degli intervistati ha affermato di essere intenzionato a modificare il profilo della propria supply chain entro i prossimi 5 anni, tuttavia sarà necessario in molti casi trovare l’equilibrio tra il trasferimento delle attività più vicino ai propri mercati e mettere le filiere globalizzate sotto un completo controllo. Nel ripensare le modalità di gestione degli approvvigionamenti, le tendenze più evidenti riguardano la possibilità di diversificare le riserve, così da non essere vincolati ad un’unica area geografica di produzione (45% delle risposte); altro trend è quello di rafforzare il controllo sulla produzione dei componenti, creando partnership più forti o portando la produzione in casa (35%); infine un’ulteriore possibilità riguarda l’implementazione di flussi di trasporto alternativi.
A questo link è possibile scaricare il report.