Le sfide tecnologiche del 2021
15/01/2021 Autore: redazione ANRA
Cybersecurity, privacy, dati e resilienza sono i rischi digitali che più preoccupano le imprese. L’attenzione ai singoli rischi è trasversale ai diversi settori, si evidenzia invece un gap di attenzione tra le imprese più tecnologiche e le altre.
Il rischio tecnologico è in cima alle agende delle imprese in tutto il mondo e risulta essere trasversale in ogni settore di attività, indice di una sensibilità accresciuta verso la centralità dell’uso del digitale alla quale ha contribuito anche l’impatto del Covid-19.
Un sondaggio realizzato nell’autunno scorso da Protiviti e ISACA su oltre 7400 responsabili dell’audit IT e risk manager mette in evidenza le preoccupazioni rispetto ai rischi tecnologici per l’anno appena iniziato, che sarà caratterizzato dalle conseguenze in termini economici e sociali della pandemia e dal loro impatto sulle strategie digitali delle organizzazioni.
Tra le principali preoccupazioni per gli intervistati si collocano i problemi di sicurezza informatica e privacy, la compliance digitale, la gestione dei dati, il disaster recovery e gli effetti sul digitale correlati alla pandemia.
Dalla survey emerge una sostanziale equivalenza tra i diversi settori produttivi e tra le differenti aree geografiche per quanto riguarda i rischi tecnologici più temuti, si evidenzia invece una differenza tra i “leader digitali” e le altre imprese: sono inserite tra i “leader” le organizzazioni che hanno maggiormente integrato nella propria attività processi su base digitale, incluse soluzioni di Iot, automazione avanzata, intelligenza artificiale e machine learning.
La classifica dei rischi è determinata dalla media dei valori (da 1 a 10) attribuiti dagli intervistati alle singole voci di rischio: in tal senso si collocano al primo posto i “cyber breach” (6.97), seguiti da “privacy e riservatezza” (6.74), “adeguamento alle norme” (6.64), “user acces” (6.63), “gestione degli incidenti di sicurezza” (6.57), “disaster recovery” (6.40), “data governance” (6.36), “rischio di terze parti” (6.32), “infrastruttura per il lavoro a distanza” (6.26) e “availability risk” (6.22).
Rispetto a questo dato complessivo, i risultati per le organizzazioni definite “digital leader” presentano delle significative variazioni. Principale differenza è la maggiore frequenza con cui vengono condotti i processi di valutazione del rischio (il 49% afferma di avere un controllo costante), che consente al gruppo di élite di avere una visione più chiara degli specifici rischi che riguardano la propria impresa. La classifica dei primi dieci rischi, mostra tendenzialmente valori maggiori – e quindi maggiore considerazione – per tutti i rischi elencati, a cui si aggiunge la particolarità di inserire (al decimo posto) i rischi legati all’adozione dei sistemi in cloud, indicativa del fatto che questa tecnologia che è più limitata o assente nelle imprese “non leader”.
La frequenza con cui le imprese digital leader monitorano il rischio tecnologico permette loro di avere una visione delle possibili criticità e di reagire rapidamente, così come avvenuto rispetto alla pandemia di Covid-19.
Qui il sito dedicato alla survey, con le infografiche e il documento.
A questo indirizzo è possibile scaricare lo studio completo.