I 4 punti deboli del PNRR

03/02/2021 Autore: redazione ANRA

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Secondo Confindustria il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza redatto dal Governo presenta limiti di metodo che ne mettono a rischio l'approvazione e l'efficacia.

Confindustria interviene sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza presentato dal Governo con quattro osservazioni di metodo che ne delineano i limiti attuali e spingono verso un coinvolgimento delle parti sociali.

La prima osservazione riguarda la mancata conformità con le linee guida indicate dalla UE, e che prescrivono in maniera puntuale, che ogni riforma strutturale e linea di intervento delle 6 missioni strutturali venga declinata secondo una stima precisa degli obiettivi quantitativi che si intende ottenere rispetto alle risorse impegnate. Le riforme strutturali, - afferma la nota di Confindustria - devono essere quelle indicate nelle raccomandazioni periodiche all’Italia, quindi prima di tutto quelle del mercato del lavoro, della PA e della giustizia e ogni intervento va progettato seguendo questa metodologia. Inoltre, la linea d’azione deve essere plausibile, alla luce dei risultati ottenuti dall’Italia negli anni precedenti con interventi nello stesso settore, e congruo rispetto ai principali effetti di sostenibilità sociale, ambientale e al quadro generale di finanza pubblica.

La seconda osservazione è un effetto della prima poiché, in assenza di un quadro generale di priorità, compatibilità e obiettivi, ogni valutazione rischia di ridursi ad una mera somma di richieste, in nome dei diversi interessi economici e sociali.
Senza una stima chiara degli obiettivi sull’aumento dei tassi di occupazione - a partire da giovani e donne sulla diminuzione dei NEET, sull’aumento dei laureati, sulla diminuzione dei gap territoriali e di genere - non è possibile esprimere un parere sull’allocazione complessiva di risorse destinate agli obiettivi di sostenibilità sociale e di crescita della produttività.

La terza osservazione riguarda i temi che hanno un grande impatto sulla vita delle imprese. Lo scorso luglio Confindustria ha trasmesso al Governo una proposta dettagliata riguardante la riforma degli ammortizzatori sociali e quella delle politiche attive del lavoro, aprendo al coinvolgimento delle agenzie private. L’obiettivo della proposta è la valorizzazione del capitale umano e l’aumento dell’occupabilità, attraverso il potenziamento dell’assegno di ricollocazione e il contratto di espansione.
Confindustria annota che, invece, nel Piano la tendenza sembra quella di avvalersi essenzialmente dei Centri Pubblici per l’Impiego, e che non viene indicata la direzione che il Governo intende intraprendere sulla riforma degli ammortizzatori sociali.
Altro capitolo essenziale è quello delle Infrastrutture. Prima di esprimersi sull’allocazione delle risorse, occorre chiarire il gap delle 35 misure attuative non ancora emanate e dei ripetuti interventi su tale materia fino al Decreto-legge Semplificazioni. Specie in questo ambito, infatti, l’efficacia dell’assetto organizzativo e la profonda revisione delle procedure della PA, al momento non declinate, risulta determinante.

La quarta osservazione è di ordine trasversale e riguarda la governance necessaria per una puntuale ed efficiente realizzazione del Piano, ad oggi non ancora delineata, che secondo il sindacato delle imprese dovrebbe prevedere modalità di confronto strutturato e continuativo con le parti sociali e un loro coinvolgimento lungo tutto il processo di esecuzione dei progetti.