Agricoltura e foreste a emissioni zero
10/02/2021 Autore: redazione ANRA
I settori agricolo, forestale e zootecnico possono contribuire al raggiungimento degli obiettivi globali di mitigazione del rischio di cambiamento climatico mettendo in atto attività sostenibili di uso del suolo che possono portare alla carbon neutrality
Il settore agricolo può essere protagonista della lotta al cambiamento climatico, diventando centrale per quanto riguarda i temi della sostenibilità ambientale. Uno studio diretto dalla Fondazione CMCC ha dimostrato che una gestione attenta delle risorse può portare all’annullamento delle emissioni prodotte nel settore quando non a un bilancio positivo. A differenza di ogni altro ambito produttivo, infatti, il settore agricolo ha la possibilità, attraverso un’appropriata gestione sostenibile, grazie all’attività di fotosintesi e alla biodiversità dei suoli, di ridurre progressivamente le proprie emissioni ma anche di sottrarre dall’atmosfera l’eccesso di CO2.
Normalmente, le emissioni di gas serra del settore agricolo, forestale e altri usi del suolo (il cosiddetto settore AFOLU, Agriculture, Forestry and Other Land Use), rappresentano il 24% delle emissioni globali; in particolare a causa della deforestazione, delle emissioni di metano degli allevamenti o prodotte dalla fermentazione anaerobica di materia organica, principalmente dalle coltivazioni di riso, o di protossido di azoto (N2O) legate all’uso di fertilizzanti in agricoltura. Questi aspetti ne fanno il settore a maggiore impatto per quanto riguarda le emissioni dopo il settore energetico.
Lo studio pubblicato esplora come la gestione sostenibile del territorio possa contribuire agli obiettivi di mitigazione globali e di sviluppo sostenibile a livello locale. I ricercatori hanno identificato alcune possibili opzioni di mitigazione land-based per ridurre e compensare le emissioni del settore zootecnico, che rappresenta attualmente una delle principali fonti di gas serra dell’intero settore agricolo. Anche se a partire dagli anni ’90 le emissioni degli allevamenti sono infatti diminuite, con una riduzione del 20% in Europa nel 2018, ancora oggi a livello europeo rappresentano più del 60% del totale delle emissioni del comparto agricolo.
Una gestione a minore impatto
Secondo la nota della Fondazione, l’approccio studiato si articola in due fasi: per prima cosa viene realizzata una stima delle emissioni di gas serra derivanti dalle attività delle aziende zootecniche, calcolando la loro impronta di carbonio, quindi è valutato il potenziale di alcune attività nel settore agricolo e forestale per la mitigazione delle emissioni stimate. Dai risultati dello studio emerge che l’utilizzo di pratiche agricole maggiormente sostenibili possono portare il settore zootecnico alla carbon neutrality.
“È importante sottolineare il concetto di prossimità alla base di questo approccio”, ha spiegato Maria Vincenza Chiriacò, ricercatrice CMCC e primo autore dello studio, “Esistono già molti meccanismi di compensazione delle emissioni, ma spesso seguono una logica di compensazione su scala globale, per cui l’assorbimento del carbonio emesso in atmosfera avviene in aree geograficamente molto distanti da quelle in cui sono state generate le emissioni da compensare. Nell’approccio di prossimità realizzato dal CMCC, la compensazione delle emissioni avviene vicino alla fonte emissiva. Questo, oltre a contribuire al raggiungimento degli obiettivi globali di mitigazione del cambiamento climatico, comporta un miglioramento ad ampio raggio dell'intero sistema agro-forestale su scala locale, fornendo tutta una serie di co-benefici ambientali e socio-economici per la comunità e il territorio”.