Più donne nella riassicurazione
02/04/2021 Autore: Maria Moro
Una ricerca di Swiss Re nel settore registra un cambio di tendenza nella composizione per genere delle C-suite e collega la presenza femminile a migliori performance aziendali, frutto di un confronto più ricco tra i manager.
In un momento storico in cui è data ampia attenzione al tema della diversità di genere e dell’inclusione femminile nelle leadership delle aziende, nel settore riassicurativo la rappresentanza delle donne a livello di board e tra i dirigenti sta migliorando, ma i progressi sono lenti.
I dati raccolti nel settore mostrano che i broker assicurativi sono la categoria che ha più aumentato la quota di donne di livello C-suite, mentre i riassicuratori hanno accresciuto maggiormente la rappresentanza femminile nei consigli di amministrazione delle società nel corso degli ultimi dieci anni.
Secondo la ricerca del Swiss Re Institute “Gender diversity in the re/insurance industry: for a sustainable future”, nel 2019 tra le compagnie le donne rappresentavano circa il 23% dei dirigenti di società di riassicurazione / assicurazione, il 10% dei Ceo e l'8% dei presidenti a livello globale.
Un aspetto di particolare rilievo che emerge dallo studio riguarda il potenziale di performance delle imprese con un equilibrio di genere nei livelli direzionali. La ricerca rileva, infatti, che un team di senior leadership diversificato per genere è associabile a sovra-performance del rendimento del capitale (Roe): un'azienda che passa da una quota più bassa a una più alta di donne in posizioni di leadership guadagna 3-4 punti percentuali di sovra-performance Roe rispetto alla media del settore, un aspetto che si presenta in linea con altri settori dei servizi finanziari. I vantaggi possono essere maggiori se le imprese aggiungono una o più donne a un gruppo dirigente composto esclusivamente da uomini, azione che viene associata a un Roe di circa 3-5 punti percentuali in più rispetto alla media del settore.
La diversità di genere nei board è migliorata tra il 2010 e il 2019, ma la maggior parte della crescita è da attribuire alle compagnie di riassicurazione, che in precedenza avevano nei consigli di amministrazione esclusivamente membri di sesso maschile. Più della metà delle compagnie di riassicurazione analizzate ha aggiunto una o due donne al proprio cda, ma una piccola parte è andata anche oltre questa quota “di base”. Un’osservazione più generale rivela che il 45% delle aziende che nel 2010 avevano già una o più donne nel proprio consiglio di amministrazione non ha aumentato questa rappresentanza negli anni seguenti, inoltre nel 10% delle imprese osservate la quota di donne nel Cda è diminuita.
La diversità di genere si presenta quindi come un’opportunità per le compagnie di ri-assicurazione di rafforzare la governance, la redditività e la sostenibilità a lungo termine.
I VANTAGGI DELL'INCLUSIVITA'
Il tema diventa di maggiore rilevanza in questo periodo di pandemia, che sembra aver portato con sé un’inversione dei progressi precedentemente compiuti riguardo l'uguaglianza di genere.
In generale, la crisi sta aumentando la vulnerabilità delle donne alla perdita del lavoro, allo stress e alle malattie, ragione per cui molti opinion leader, tra cui i governi e le autorità di regolamentazione, stanno spingendo per una maggiore inclusione femminile definendo anche degli obiettivi; un’iniziativa che non proviene solamente da una richiesta di giustizia sociale ma che parte dalla convinzione che il confronto tra i generi nei ruoli chiave possa portare l’azienda ad ottenere migliori risultati economici.
Oltre alla spinta istituzionale, va ricordato che anche gli investitori si stanno concentrando sulla diversità di genere come una parte dei criteri di investimento ambientali, sociali e di governance (ESG), che includono metriche di performance non finanziarie e finanziarie nella valutazione delle società.
A questo si affianca la maggiore sensibilità dell’opinione pubblica verso i temi della sostenibilità sociale e di governance, che influiscono sulla reputazione di un’impresa: l’inclusione rientra in questi criteri nella misura in cui è in grado di garantire la rappresentatività della composizione della popolazione dei paesi e delle comunità a cui fanno riferimento.
Infine, alcune imprese puntano a una maggiore inclusione nella convinzione che la diversità di pensiero e di approccio ai processi decisionali porti sia a un miglioramento dei risultati sia a un aumento di valore per gli azionisti.