La relazione tra rischi naturali e danni economici
14/04/2021 Autore: Redazione ANRA
Pubblicato il nuovo rapporto “Science for Disaster Risk Management 2020: acting today, protecting tomorrow”, incentrato sulle conseguenze dei disastri naturali su popolazione, settori economici, infrastrutture, ecosistemi e patrimonio culturale.
L’esperienza che stiamo vivendo a causa della pandemia di Covid-19 può essere da esempio per comprendere come potrebbero essere gli shock sistemici causati dal clima e dai cambiamenti ambientali a livello globale.
Per questo, i futuri miglioramenti nella valutazione del rischio dovranno essere incentrati su una migliore comprensione delle perdite economiche indirette e delle ripercussioni negative generate dai cosiddetti eventi ‘a lenta insorgenza’ (slow-onset hazards), dai rischi composti e dai rischi a cascata, oltre che sulle perdite causate dalla perturbazione e interruzione delle reti sociali, dei flussi economici e dei servizi ecosistemici. È questa la conclusione a cui giungono gli autori del rapporto “Science for Disaster Risk Management 2020: acting today, protecting tomorrow”, giunto alla sua seconda edizione e frutto del lavoro di oltre 300 esperti nella gestione del rischio di disastri.
I pericoli naturali rappresentano una grave minaccia per lo sviluppo sostenibile, la stabilità economica e la crescita, la coesione territoriale e la resilienza delle comunità. Sulla base delle stime dell’Agenzia europea dell’ambiente, dal 1980 al 2017 i danni economici dovuti ai soli rischi naturali in Europa sono stati pari a 557 miliardi di euro, la maggior parte legati a eventi climatici e meteorologici estremi, la cui frequenza e / o intensità si prevede sia destinata ad aumentare a causa del cambiamento climatico indotto dall'uomo.
Nel corso degli ultimi decenni, la valutazione del rischio di disastri è notevolmente migliorata. Jaroslav Mysiak, direttore della divisione di ricerca CMCC ‘Risk assessment and adaptation strategies’, spiega che ciò è avvenuto grazie ai progressi fatti nel calcolo ad alte prestazioni, alla disponibilità e allo sviluppo di dati topografici e di altri dati spaziali in alta risoluzione, a una nuova generazione di modelli di rischio e di perdite/impatti in caso di disastri, e di dataset su esposizione e vulnerabilità ad alta risoluzione: “Un’accurata rappresentazione spaziale delle caratteristiche di esposizione e vulnerabilità, come strutture e beni residenziali e industriali, infrastrutture, densità di popolazione e prodotto interno lordo, rende possibile migliorare le stime e la distribuzione spaziale degli impatti dei disastri. L’accessibilità a prodotti di osservazione della Terra di altissima qualità, come quelli del programma Copernicus dell’Unione europea, ha aperto la strada a dati coerenti su esposizione e vulnerabilità su scala continentale e globale".
Il rapporto fornisce informazioni accurate e aggiornate sulle conseguenze che i disastri hanno su risorse chiave delle nostre società come la popolazione, i settori economici, le infrastrutture essenziali, l’ambiente e il patrimonio culturale, e su come tali disastri possono essere gestiti, partendo dall’identificazione dei problemi, per arrivare all’individuazione delle soluzioni e dei migliori approcci d’intervento.