Cresce la propensione a innovare
05/05/2021 Autore: redazione ANRA
L’innovazione è un concetto che sta entrando sempre di più nelle imprese di tutto il mondo, sostenuto da investimenti e impegno. Gli ostacoli verso il successo sono però molti e potrebbero portare a un rallentamento delle iniziative.
Non stupisce l’elenco delle Top10 nella classifica The Most Innovative Companies, studio annuale di Boston Consulting Group che analizza il rapporto delle imprese con l’innovazione e il modo di farne uno strumento strategico. L’elenco delle 50 imprese più innovative emerge da una serie di interviste a 1.600 dirigenti in tutto il mondo e dall’analisi delle prestazioni delle aziende e vede come protagoniste le grandi multinazionali digitali e – in quest’anno particolare - del settore farmaceutico – medicale.
La classifica vede al primo posto Apple, seguita da Alphabet (Google) e da Amazon, al quarto posto si posiziona Microsoft, seguita da Tesla (+6 posizioni), Samsung, IBM, Huawei, Sony e infine Pfizer che torna tra le prime dieci.
Restando agli altri protagonisti nei due ambiti più presenti nella testa della classifica, tecnologia e farmaceutico, J&J si colloca al 20° posto, Moderna al 42° e AstraZeneca al 49°; mentre escono dalle prime dieci posizioni Facebook (al 13° posto, -3 posizioni) e Alibaba (al 14°, -7). Tra le altre in ascesa si segnalano Siemens (11° posto, +10 posizioni), Oracle (15°, +10), Toyota (21°, +20) e Salesforce (22°, +14).
I Paesi più rappresentati sono gli USA, con 27 delle aziende più innovative, poi Cina e Germania (entrambe con 5), Giappone (4) e Sud Corea (3).
Nel pieno della sfida al Covid-19, l’indagine certifica la crescente importanza assegnata dai top manager all’innovazione per aumentare resilienza e vantaggio competitivo delle proprie aziende. Anche se solo il 20% delle imprese analizzate oggi è realmente “pronto” all’innovazione, dotato della necessaria capacità sistemica per trasformare le aspirazioni in risultati reali. Di certo, l’innovazione crea valore: un portafoglio di investimento nelle top 50 aziende innovative quotate in borsa dal 2005 ad oggi avrebbe performance annuali mediamente superiori del 3% rispetto all’indice globale (MSCI World) e addirittura del 17% nel solo 2020.
Sono vincenti prontezza e diversità
Le aziende della top 50 tendono ad avere una maggiore diversità etnica e di genere nella leadership rispetto alla media, il che suggerisce il ruolo di questi due fattori nel promuovere l'innovazione.
Fondamentale è l’impegno e la “prontezza” all’innovazione: lo dimostra la presenza di Pfizer al 10° posto e Moderna al 42°, che hanno ridotto i tempi e aumentato rapidamente la capacità di produzione per il vaccino Covid-19 o quella di Abbott Labs e Bosch (rispettivamente 29° e 30° posto), veloci a sviluppare kit di test e sistemi per il Covid-19. Ma anche Target e Walmart (18° e 23°), che hanno realizzato investimenti in e-commerce e omnicanalità per gestire il picco della domanda, o aziende industriali come Siemens e GE (11° e 47°), che hanno sperimentato nuovi usi per i dati e tecnologie avanzate come l'AI.
Cresce l’impegno verso l’innovazione
L’indagine svolta da Boston Consulting Group presso i dirigenti a livello globale rileva che per la maggior parte l'esperienza Covid-19 ha accresciuto l'importanza dell'innovazione: per 1 su 3 è la priorità numero uno, ma nel complesso il 75% (10 punti in più dello scorso anno) la ritiene una delle tre principali delle proprie aziende. Oltre il 60% delle imprese globali prevede di aumentare gli investimenti in innovazione e un terzo di queste in modo significativo: il risultato è comune sia nei settori colpiti dalla crisi (il 58% delle aziende dei viaggi e il turismo e dei trasporti pianificano di aumentare la loro spesa) che in quelli meno colpiti come farmaceutica e software (64%).
Quasi metà delle aziende intervistate (il 49%) si definisce un “innovatore impegnato”, ambizione sostenuta con proporzionati investimenti. Va però detto che impegno e investimento da soli possono non bastare a garantire una quota maggiore di vendite da nuovi prodotti, servizi e modelli di business.
In un contesto di intenti, in realtà secondo l’“Innovation-to-impact” framework di BCG (che misura la prontezza dei programmi di innovazione delle aziende in dieci fattori) solo il 20% delle aziende è realmente pronto all’innovazione. Nel 2020 si sono evidenziati importanti progressi, ma con forti divari tra i settori. Un’analisi approfondita rivela lacune nella preparazione anche tra gli innovatori impegnati, evidenziando come molte aziende probabilmente non riusciranno a realizzare le proprie ambizioni. Quasi un terzo delle aziende identifica la mancata collaborazione tra i team di ricerca e sviluppo e quelli di vendita come il principale ostacolo all’innovazione, con risultati coerenti nei diversi settori.
In Italia per ora prevale l’intenzione
La situazione dell’Italia appare in controluce. L'89% delle aziende intervistate nel nostro paese considera l'innovazione una delle prime tre priorità, in crescita del 24%, e il 50% - in linea con la media globale - si definisce realmente “impegnato” nell’innovare; d’altro canto solo il 43% delle imprese italiane prevede di aumentare la spesa per l'innovazione (contro il 62% a livello globale) e solo il 15% può realmente definirsi pronta. Allineato alla media, il 45% di imprese si considera leader nell'innovazione nel proprio settore (sovraperforma le imprese del comparto), contro il 50% a livello globale.