L’Environmental Risk Manager

12/05/2021 Autore: Aldo Bertelle

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Questa specifica figura della gestione del rischio si trova ad operare in uno scenario particolarmente complesso, composto da aspetti sociali, ambientali e di gestione aziendale. Il ruolo è di rilievo sempre maggiore se considerato l’evoluzione delle tematiche ESG nel mondo del business.

Negli oltre quarant’anni trascorsi dal disastro ambientale di Seveso (1976) si sono registrati faticosi e lenti progressi nella gestione di questi rischi, passando da approcci quali il “command and control”; il principio del “chi inquina paga”; la presa di coscienza dell’approccio “eco-eco” (économie-écologie), neologismo francese che esprime il bilanciamento degli obiettivi tra economia ed ecologia, fino al concetto inclusivo di “sviluppo sostenibile”, con una declinazione etica che può essere sintetizzata dall’affermazione: “La Terra su cui viviamo non l’abbiamo ereditata dai nostri padri, l’abbiamo presa in prestito dai nostri figli” (1854, nativo americano).

Attualmente si sta consolidando la consapevolezza che “green” è sempre più sinonimo di “business” e ciò fornisce un impulso all’effettiva implementazione di iniziative a tutela dell’ambiente. 

La valutazione di un investimento, ovvero il profilo di rischio/rendimento dei portafogli, è sempre più comune si basi anche sul rating ESG (Environmental, Social e Governance), o rating di sostenibilità, che esprime un giudizio sintetico che certifica la solidità di un emittente, di un titolo o di un fondo dal punto di vista dell’impegno in ambito ambientale (attenzione a emissioni di CO2, utilizzo di risorse rinnovabili; cambiamento climatico, biodiversità, ecc.), sociale (rispetto dei diritti umani, condizioni di lavoro, uguaglianza e inclusione, controllo della catena di fornitura, ecc.) e di governance (composizione dei CdA; remunerazione del top management collegata a obiettivi di sostenibilità; politiche di diversità di genere, etnica, ecc.).

Il DLgs n. 254 del 30.12.2016 (“Comunicazione di informazioni di carattere non finanziario e di informazioni sulla diversità”), con la direttiva n. 95 del 2014 recepisce l’obiettivo dell’Unione Europea di spingere le aziende a integrare la sostenibilità nel business attraverso l’obbligo (per ora delle sole “grandi aziende”(1) di depositare, insieme al bilancio, una dichiarazione di carattere non finanziario (sotto la responsabilità del consiglio di amministrazione e soggetta anch’essa a revisione), che illustri le azioni intraprese per tutelare l’ambiente, avere una corretta gestione del personale, garantire il rispetto dei diritti umani, la lotta alla corruzione e, più in generale, affermare la trasparenza come valore intrinseco dell’impresa.

Sul fronte della trasparenza, la comunicazione gioca un ruolo determinante la cui criticità è di norma ancora sottostimata dalle aziende, non solo per capitalizzare i ritorni (immagine, relazione, ecc.) degli investimenti con cui migliorano le loro performance ambientali, ma anche per contrapporsi al fenomeno del greenwashing(2).


Oltre alla comunicazione gli aspetti sui quali porre l’attenzione sono ovviamente molteplici.

È necessario che la tematica dell’interazione attività-ambiente sia affrontata con una visione globale: valutando nel medesimo processo di analisi non solo gli impatti che l’azienda produce sull’ambiente ma anche quelli che l’ambiente può causare all’attività stessa. Un terremoto o un’inondazione, oltre all’interruzione dell’attività, possono provocare essi stessi il rilascio nell’ambiente delle sostanze utilizzate nel processo produttivo.

Altrettanto essenziale è predisporre le attività di gestione dell’eventuale crisi: si pensi ad esempio, in caso di terremoto, oltre alla problematica del possibile inquinamento a quella del mantenimento in zona di quelle maestranze chiave per la produzione, prevedendo per le loro famiglie la fornitura di un modulo abitativo in caso di perdita totale o parziale della loro abitazione, da collocare in aree preventivamente individuate preferibilmente nel comune in cui è situata l’azienda. 

Una gestione della crisi che tiene conto anche di questa eventualità risponde alla necessità di una visione globale nell’approccio alla soluzione del problema.
La complessità della tematica deve essere affrontata dall’azienda sul piano organizzativo-gestionale.
Lo strumento per eccellenza nella prevenzione e protezione del rischio ambientale è il Sistema di Gestione Ambientale (SGA)(3). Un’azienda che, in particolare, implementa un SGA conforme allo standard ISO 14001, si dota di uno strumento volontario attraverso il quale viene certificato il rispetto dei requisiti, e del loro costante monitoraggio nel tempo, di sostenibilità ambientale. Inoltre, pur mantenendo finalità distinte, un SGA certificato è in grado di assolvere contestualmente alle istanze contenute nel DLgs 231/2001 sulla prevenzione dei reati ambientali.

Un’esemplificazione della puntualità di indagine che caratterizza un SGA certificato è rappresentata da uno degli strumenti principali con cui vengono condotte le analisi, lo schema rischi & opportunità: nella figura è riportata, per un impianto di trattamento rifiuti, la sola parte relativa ad uno dei possibili rischi cioè l’incendio.


Aldo Bertelle, Environmental Risk Shield Solutions - ERiSS Italia - Amministratore Unico


(1) Aziende che hanno almeno 500 dipendenti e, alla chiusura del bilancio, almeno uno dei due requisiti seguenti:
•    aver superato i 20 milioni di euro di stato patrimoniale;
•    aver superato i 40milioni di euro nel totale dei ricavi netti delle vendite e delle prestazioni.

(2) Sono strategie di comunicazione da parte di aziende che affermano e valorizzano, mediante un uso disinvolto di richiami all’ambiente, una reputazione ambientale che non è in realtà supportata da riscontri fattuali per miglioramento dei processi produttivi adottati o dei prodotti realizzati.

(3) Definito come “la parte del sistema di gestione generale che comprende la struttura organizzativa, le attività di pianificazione, le responsabilità, le prassi, le procedure, i processi, le risorse per elaborare, mettere in atto, conseguire, riesaminare e mantenere attiva la politica ambientale”.

Pubblicato su RM News n.73 - Febbraio 2021