Seguendo le linee di Mirò
01/07/2022 Autore: Giovanni Favero
Il “risk profile” della canzone d’autore in Italia visto da una protagonista della scena. RM News affronta con la cantautrice Andrea Mirò una riflessione sull’evoluzione del panorama discografico dalla canzone d’autore ai fugaci successi promossi dal digitale
Da sostenitore del “pensiero laterale” credo che a ogni risk manager faccia bene misurarsi con approcci al rischio di personaggi che vivono realtà meno catalogabili e codificabili di quelle delle aziende industriali o dei servizi.
In questa direzione si colloca l’idea di un colloquio con Andrea Mirò, cantautrice italiana sulla scena dalla fine degli anni ‘80 e recentemente protagonista di progetti di teatro-canzone, una raffinata musicista che abbina alla sua visibilità come artista anche riconosciute doti di direzione d’orchestra e composizione che nascono da una formazione classica.
Abbiamo parlato dello stato di salute della canzone d’autore italiana, un patrimonio storico-artistico da difendere e tutelare nonché un’espressione culturale di cui favorire futuro sviluppo, anche attraverso la scoperta di nuovi talenti.
Quali rischi e opportunità valuti per la canzone d’autore italiana, che dispone di grande catalogo, tradizione, ma è forse meno presente negli ascolti delle nuove generazioni?
Il problema della musica d’autore risale ad almeno 30 anni fa. Dopo un ventennio di apoteosi, dove si coniugava qualità della musica d’autore con successo commerciale, il mondo della discografia ha rimandato la pianificazione di un futuro del settore che divenisse compatibile con le nuove forme di distribuzione della musica, con internet e successivamente con le piattaforme globali.
Anche giuridicamente si è persa l’opportunità di una migliore tutela del diritto d’autore, senza considerare quello che sarebbe stato il radicale modificarsi del modello distributivo e il meccanismo delle royalty connesso.
Una volta il direttore artistico di una grande casa discografica era un musicista con raffinato senso artistico che faceva scommesse di lungo periodo, oggi è un esperto di marketing che cerca di massimizzare il successo di singoli fenomeni mediatici.
Purtroppo l’artista che propone musica d’autore diventa eccellente solo se qualcuno crede nel suo percorso artistico con una visione di medio- lungo termine.
Ho recentemente assistito a un tuo spettacolo teatrale di particolare successo di pubblico e critica, una versione molto moderna e sorprendente di “Far finta di essere sani” di Giorgio Gaber: si può considerare il teatro-canzone come il media per sostenere e valorizzare, con progetti di qualità, il futuro della canzone d’autore?
Certamente è una formula interessantissima, c’è una selezione dello spettatore che si pone con una necessaria predisposizione all’ascolto: si siede in un teatro, investe il suo tempo e il costo di un biglietto.
Si crea un’empatia unica, dove l’artista non può barare perché lo spettatore ha “orecchio”. Certamente i numeri rappresentano una nicchia, ma per fare un paragone è come scegliere un vestito di sartoria rispetto a un capo di abbigliamento della grande distribuzione, fabbricato industrialmente e disponibile a basso costo ovunque.
Tu hai una consistente preparazione artistica, arrivi alla musica d’autore passando dal Conservatorio e dalla poliedrica capacità di suonare molto bene diversi strumenti, oltre a comporre e dirigere orchestre (ricordo le tue direzioni d’orchestra a Sanremo e l’esperienza come Maestro Concertatore de “La Notte della Taranta”). Quanto è premiata una strutturata preparazione artistica nell’attuale epoca dei talent show e dei successi estemporanei?
Purtroppo la valutazione della capacità vocale e dell’impatto scenico dell’artista oggi predomina rispetto alla reale preparazione musicale.
Ma questo è determinato dalla scelta di privilegiare progetti che si consumino velocemente, con forte esposizione mediatica e risultati che sono più frutto della curiosità virale dei social, meglio se globale, più che dell’apprezzamento di una strutturata formazione musicale o di una capacità compositiva.
Alla fine sono due mondi diversi: il rischio da assumere da parte di chi scrive e propone musica d’autore è quello di vincere la sfida con una visione indipendente, che permetta l’accesso a un pubblico con un’aspettativa diversa e un più elevato livello di attenzione.
Nell’ambito di Anra c’è una particolare attività denominata “Caffè in Rosa”: un gruppo di colleghe ha lanciato da qualche anno l’iniziativa di incontri che consentono di affrontare temi di pari opportunità, diversità e problematiche personali e sociali anche al contorno della vita d’azienda.
Nel contesto della vita d’artista, quanto si sentono queste problematiche e quanto c’è solidarietà e fronte comune tra colleghe?
Il modo di relazionarsi tra colleghe della musica d’autore è piuttosto estemporaneo, ci sono momenti di belle collaborazioni, di idee sorprendenti da condividere.
Ho recentemente scoperto, partecipando come special guest a un festival di musica italiana a Madrid, alcune giovani cantautrici straordinarie e sconosciute a grandi platee, ne è nata una collaborazione in quella specifica occasione.
Ma credo che nell’arte non si possano invocare le pari opportunità come invece si deve fare in realtà più codificate come quelle aziendali.
Insomma, si potrebbe chiosare affermando che probabilmente Paolo Conte non avrebbe mai vinto un talent show, ma se non ci fosse stato un pubblico attento, capace di ascoltarlo, ci mancherebbe un pezzo di cultura nazionale.
BIO
Andrea Mirò è un’artista eclettica; è infatti polistrumentista, autrice, produttrice, cantante e direttore d’orchestra.
Ha otto dischi all’attivo; negli anni ha alternato il lavoro in studio e le esibizioni live a collaborazioni con Eugenio Finardi, Mango, Roberto Vecchioni, Ron, Enrico Ruggeri.
A Sanremo come artista ha partecipato 4 volte, vincendo nel 2003 il premio come miglior testo con “Nessuno tocchi Caino”.
Una lunga carriera attraverso l’arte, declinata non solo nell’ambito musicale pop/rock ma spesso e volentieri anche a teatro, dove ha anche vestito i panni di Maddalena in “Jesus Christ Superstar” nell’allestimento del regista Massimo Piparo.
Fortemente apprezzata dalla critica di settore, Andrea Mirò si è guadagnata il palco del Festival Fondazione Gaber, del Primo Maggio, del Premio Sergio Endrigo, del Premio Lunezia.
Giovanni Favero
Direttore responsabile RM News