Meno emissioni, ma non basta

08/09/2023 Autore: Maria Moro

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Cresce il numero delle imprese europee che hanno in atto azioni per ridurre la propria impronta ambientale, così come risulta effettivo il calo delle emissioni. Si opera però principalmente sulle emissioni dirette, mentre quelle di Scope 3, che sono le più rilevanti, sono un obiettivo solo per il 37% delle aziende

Le imprese europee si stanno attivamente impegnando per la riduzione della propria impronta ambientale, ma la maggioranza si concentra ancora sulle emissioni dirette, tralasciando l’impatto dei gas serra prodotti dalla propria filiera, che sono una parte rilevante.

È quanto emerge da un recente report di Capgemini e Cdp, organizzazione internazionale non profit che fornisce a imprese, enti, governi e investitori un sistema univoco di misurazione e rendicontazione ambientale. Secondo il report, le azioni per la decarbonizzazione messe in atto dalle aziende in Europa non tengono ancora conto delle fonti di emissioni più rilevanti. 

Lo studio, dal titolo “From Stroll to Sprint: A race against time for corporate decarbonization", analizza le strategie di decarbonizzazione delle imprese europee in 17 settori e la loro evoluzione tra il 2019 e il 2022. Tra le principali evidenze, la ricerca rileva una maggiore tendenza alla trasparenza sul tema sostenibilità, con un incremento del 56% delle comunicazioni sulle emissioni al Cdp nel periodo analizzato.

Secondo il protocollo Greenhouse Gas (GHG), che fornisce gli strumenti per il calcolo delle emissioni dei gas climalteranti a effetto serra, le emissioni vengono distinte in Scope 1, Scope 2 e Scope 3, a queste è stato affiancato recentemente lo Scope 4, una categoria non ufficiale del protocollo GHG che afferisce alle emissioni risparmiate o evitate.
In sintesi:
-    lo Scope 1 riguarda le emissioni generate direttamente dall’azienda, tramite fonti di proprietà o controllate operativamente (edifici, veicoli, etc);
-    lo Scope 2 rappresenta le emissioni indirette ma generate da fonti energetiche acquistate dall’azienda per utilizzi esterni, ad esempio per il riscaldamento di strutture in locazione;
-    lo Scope 3 copre la grande mole di emissioni indirette connesse all’attività aziendale che non rientrano negli Scope 1 e 2, tra cui per esempio le emissioni derivanti dal trasporto di materiali, dai viaggi dei dipendenti da e per il luogo di lavoro, dai viaggi aziendali (in questa categoria sono fatte rientrare anche le emissioni riconducibili agli investimenti fatti dalle società finanziarie).

Secondo lo studio, le imprese si stanno impegnando nella diminuzione del proprio impatto ambientale, con una riduzione fino al 40% delle emissioni Scope 1 e 2, mentre solo il 37% delle emissioni Scope 3 viene preso in considerazione dalle misure di decarbonizzazione aziendale, questo nonostante esso rappresenti il maggiore peso in termini di impatto ambientale.

In base alle dichiarazioni effettuate dalle imprese, nel 2022 le emissioni Scope 3 ammontavano al 92% del totale delle emissioni comunicate, in particolare l'“uso di prodotti venduti”, con il 57%, e l’”uso di beni e servizi acquistati”, con il 17%, risultavano essere le voci principali.

L’impegno delle aziende nella riduzione della propria impronta ambientale risulta essere crescente, anche se non ancora in maniera sufficiente: la ricerca di Capgemini e Cdp mostra che nel 2022 il 47% delle organizzazioni ha dichiarato di avere obiettivi assoluti di riduzione delle emissioni approvati dal Science Based Targets (SBTi), rispetto ad appena il 14% nel 2019.

"La nostra analisi rivela che, sebbene siano stati compiuti alcuni rapidi progressi da parte delle aziende leader, in particolare per quanto riguarda la definizione di obiettivi basati su dati scientifici, la maggior parte di esse deve intraprendere azioni più incisive per ridurre le proprie emissioni Scope 3 in tempi brevi. L'urgenza di allineare la decarbonizzazione aziendale al limite di 1,5°C impone alle aziende di definire al più presto chiari piani di transizione climatica che consentano di ottenere le riduzioni necessarie per salvaguardare la nostra economia e la nostra società", ha affermato Maxfield Weiss, Executive Director di CDP Europe.

In una visione complessiva, infatti, gli obiettivi di neutralità carbonica sono ancora agli albori: solo l'8% delle aziende ha dichiarato di aver fissato obiettivi di neutralità carbonica approvati dall'SBTi, mentre per un ulteriore 14% sono in attesa di convalida. Sebbene le imprese che comunicano al Cdp i propri dati sulle emissioni siano cresciute numericamente in modo significativo, nel 2022 il 23% delle aziende non risultava avere ancora obiettivi di riduzione.