Polizza sulle catastrofi naturali: le imprese chiedono tempo

30/10/2024 Autore: Giulia Gotelli

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Ormai quasi allo scadere del periodo entro cui adeguarsi all’obbligo di copertura Cat-nat per le aziende, mancano ancora i decreti attuativi e con essi una chiara definizione di ambiti e responsabilità. In ogni caso, il sistema produttivo dovrà essere accompagnato in una consapevole mitigazione dei rischi

Un ulteriore sgravio fiscale potrebbe essere la soluzione per incentivare le assicurazioni nel complesso percorso di attuazione del nuovo obbligo di assicurazione contro le catastrofi naturali, di cui si è tuttora in attesa delle norme attuative. È una delle richieste emerse nel corso di un seminario promosso da ANRA e Assolombarda il 10 settembre scorso sui rischi catastrofali e, in particolare, sui nuovi obblighi assicurativi che da quest’anno incombono sulle imprese.

Nella perdurante assenza di un decreto attuativo ministeriale, le cui linee guida sono state discusse il 23 settembre scorso dalle associazioni di categoria al “tavolo” convocato dal Mimit a palazzo Piacentini, molti sono ancora i punti interrogativi su come funzionerà lo schema pubblico-privati di protezione dai danni catastrofali previsto obbligatoriamente per le imprese a partire dal 2024.

Una data che le associazioni interpellate continuano a rifiutare con decisione, chiedendo una proroga necessaria a garantire a imprese e assicurazioni un lasso di tempo utile per prepararsi adeguatamente al nuovo obbligo governativo, che richiede a entrambi i settori un gravoso impegno in tema di risorse e di capacità di reazione, indispensabili per non perdere la presenza sul mercato. Nonostante sia stato ritirato un emendamento di FdI che faceva slittare il termine al primo gennaio 2026, un rinvio è comunque nei fatti. La bozza di decreto circolata in queste settimane fissa la decorrenza delle nuove norme entro tre mesi dalla loro pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, cioè quando ormai il 2024 sarà soltanto un ricordo.

Il sistema produttivo non è ancora pronto

La comunicazione incompleta da parte del Governo ha avuto come conseguenza il fatto che 8 aziende su 10 nel nostro Paese non siano ancora al corrente dell’imminente obbligo. Una mancanza di informazione vitale, in particolar modo per le PMI che rappresentano il 75% del nostro tessuto imprenditoriale e il cui adeguamento alla nuova normativa richiede un maggior sforzo conseguente a una inferiore capacità di attenzione reattiva e a un generale senso di sfiducia nei confronti del sistema assicurativo.

Senza contare che le casistiche incluse nella legge non comprendono tutte le potenziali catastrofi naturali e gravi eventi meteo a cui un’impresa può essere soggetta. Si parla soltanto di alluvioni, inondazioni, esondazioni, frane, terremoti. Ma non vengono considerati i danni causati da fenomeni altrettanto intensi quali grandinate, mareggiate e trombe d’aria che nell’ultimo anno hanno coinvolto numerose aree del nostro Paese. Per non parlare di bradisismo ed eruzioni vulcaniche, anch’esse escluse dalla tipologia degli eventi obbligatoriamente coperti dal nuovo schema.

“È la prima volta che in Italia si parla di un funzionamento di questo tipo” ha commentato Maria Bianca Farina, presidente di ANIA, associazione nazionale delle imprese assicuratrici, durante l’incontro fra assicurativi e comparto produttivo sulla tematica. “Le compagnie assicurative sono obbligate a fornire questa copertura – ha aggiunto Farina - ma l’obbligo deve fermarsi dove le compagnie non saranno più in grado di far fronte ai danni che si presenteranno”.

Serve un ruolo più proattivo dello Stato

Il coinvolgimento del settore privato non manleva il governo dal farsi carico delle emergenze, ma al tempo stesso il consolidamento di un comune percorso di supporto potrebbe fornire l’opportunità di focalizzarsi su investimenti in termini di pianificazione urbanistica e attività di prevenzione nelle aree maggiormente interessate dai fenomeni in oggetto. Spostare sul settore privato oneri e costi della copertura assicurativa apre infatti la possibilità di chiedere al Governo di essere efficace e ficcante sui compiti che deve svolgere, in modo da adeguare anche l’Italia alle buone pratiche già attuate dai partner europei e internazionali.

Un esempio viene dagli Stati Uniti, dove la Ferma (Federal Emergency Management Agency) ha deciso proprio in questi giorni di investire altri 715 milioni di dollari in nuovi progetti di prevenzione contro le inondazioni per incrementare la resilienza delle comunità del Paese agli eventi metereologici estremi.

In assenza di opere atte a mitigare gli effetti delle future catastrofi, i prezzi delle polizze assicurative sono destinati a cresce progressivamente. La Francia nel 2024 ha visto aumentare del 10-12% le tariffe delle polizze sulla casa per il finanziamento degli indennizzi per le catastrofi naturali, dove il regime pubblico-privati è già una realtà consolidata che vede la condivisione del costo dei danni da inondazioni, terremoti, cicloni e siccità tra compagnie di assicurazioni e Caisse Centrale de Réassurance.

L’unica soluzione per contribuire a questo aumento è il perseguimento, anche in Italia, di un comune percorso di sensibilizzazione da parte di assicuratori, consulenti e broker, il cui intervento è necessario in particolar modo per aiutare le PMI ad avere contratti di assicurazione semplificati, con indicazioni chiare, e un accompagnamento passo a passo che permetta loro di sviluppare una migliore capacità di scelta e di intraprendere un processo di crescita di consapevolezza in materia di rischio della continuità operativa.
La criticità riguarda anche aziende di grandi dimensioni, considerato che ancora il 22% delle nostre imprese d’élite non dispone di una copertura da questa tipologia di rischi, sebbene sia un passaggio fondamentale per tutelare la propria attività.

Fonte: RM news n.95 - Ottobre 2024